Rapporto SDGS 2019/ In Italia povertà assoluta per oltre 5 milioni di persone

In base al Rapporto SDGS 2019, “Informazioni statistiche per l’Agenda 2030 in Italia” pubblicato dall’Istat, nel 2017 gli individui in povertà assoluta risultano essere 5 milioni e 58mila (8,4%), le condizioni dei minori rimangono critiche: tra di loro, i poveri assoluti sono il 12,1%.

Tra il 2016 e il 2017 povertà ed esclusione sociale in Europa coinvolgono il 22,4% della popolazione (113 milioni di individui), in Italia è pari al 28,9% (circa 17 milioni e 407 mila individui, in diminuzione rispetto al 30% toccato nell’anno precedente, anche Papa Francesco con un twitter del 17 aprile 2019 individua la corruzione come piaga lacerante, che impoverisce tutti.

L’indicatore di povertà o esclusione sociale considera diverse dimensioni e corrisponde a persone che presentano almeno una delle seguenti situazioni: povertà di reddito; gravemente deprivate materialmente, famiglie con una intensità lavorativa molto bassa.

In Italia, la povertà di reddito riguarda il 20,3% della popolazione, sostanzialmente stabile rispetto al 20,6% del 2016, in grave deprivazione materiale si trova il 10,1% della popolazione, -2 punti con l’anno precedente, coloro che vivono in famiglie con una intensità di lavoro molto bassa è 11,8%, in diminuzione dal 12,8% del 2016.

Le disparità regionali sono molto ampie, sia per l’indicatore composito sulla povertà o esclusione sociale, sia per le tre misure che lo compongono; il Mezzogiorno presenta i valori più alti per tutti e quattro gli indicatori, a rischio povertà o esclusione sociale il 44,4% degli individui residenti in questa area del Paese contro il 18,8% del Nord.

Se si considerano gli occupati che vivono in condizione di povertà reddituale, l’Italia è quintultima tra le nazioni della Ue con il 12,2% degli occupati a rischio di povertà nel 2017, con il balzo della povertà assoluta (da 3,3% a 6,4%) nei comuni con meno di 50mila abitanti al di fuori delle aree metropolitane.

Questi indicatori dimostrano che le cose non vanno bene perché i livelli raggiunti negli anni più neri della crisi, 2007-2009, i poveri erano poco più di un terzo degli attuali non sono stati intaccati, anzi, siamo ancora in mezzo al guado e a farne le spese sono soprattutto famiglie numerose e minori, la recente approvazione del decreto attuativo della legge delega di contrasto alla povertà sembra il primo atto concreto nella costruzione di una strategia nazionale.

I governanti devono tener conto che è necessario che nella prossima legge di bilancio venga introdotto un piano pluriennale che permetta di andare verso l’universalità dell’intervento attraverso il reddito d’inclusione sociale, attualmente limitato ad alcune fasce.

Tutti coloro che si trovano in povertà assoluta devono trovare risposte adeguate e un contributo economico sufficiente a raggiungere uno standard di vita dignitoso e servizi di welfare locale capaci di offrire la concreta possibilità di modificare il proprio percorso di vita.

Occorre che la politica faccia scelte coraggiose verso una fiscalità che tenga conto dei componenti familiari e che non si perda l’occasione della prossima legge di bilancio ,in un Paese con la nostra situazione demografica si dovrebbero incentivare le nascite, non mettere le famiglie nella condizione di impoverirsi per la nascita di un figlio.

Alfredo Magnifico

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