Il disegno di legge presentato a Palazzo Madama dai senatori del Partito democratico Tommaso Nannicini e Valeria Fedeli, “Interventi per l’equità di genere nel tempo dedicato al lavoro e alla cura dei figli”, tenta un cambio di prospettiva; prevede cinque mesi di paternità e maternità obbligatori retribuiti al 100%, per tutti i lavoratori e tutte le famiglie, anche omosessuali ed introduce il part time di coppia alla tedesca, il costo è di 4 miliardi di euro.
Il disegno di legge prova a rottamare la formula della conciliazione, che in Italia, anziché ridistribuirlo nella coppia, ha scaricato solo sulle donne il doppio fardello di casa e lavoro, figli e ufficio, posizionando il nostro Paese, quanto a partecipazione femminile al mercato del lavoro, penultimo nell’Unione europea dopo la Grecia.
L’obiettivo della proposta di legge è saltare dalla conciliazione alla condivisione dei tempi di vita e di lavoro, attraverso quattro strumenti: congedi obbligatori per mamme e papà, indennità per part time e lavoro agile condiviso, incentivi alle imprese e servizi territoriali, con un costo di 4 miliardi, di cui 3,5 miliardi con un taglio del 10% al Fondo complementare del Recovery Plan e mezzo miliardo tratto dal Fondo sociale per l’occupazione e la formazione.
La finalità della proposta è ambiziosa, vuole raggiungere la genitorialità equamente condivisa, con ben 207 anni di anticipo rispetto alle previsioni dell’Ilo (Organizzazione internazionale del lavoro), secondo la quale, per arrivare davvero a una distribuzione equa del lavoro retribuito e non tra uomini e donne occorre attendere il 2228.
La scelta di avere figli si traduce per le madri, stipendi più bassi e mansioni non all’altezza dei titoli di studio, da qui la proposta, di congedi di paternità e maternità obbligatori in caso di nascita o adozione di un figlio; stessa durata, cinque mesi per lui e per lei, retribuiti al 100% per entrambi, mentre oggi per le donne è all’80% e per gli uomini non è prevista alcuna retribuzione.
Il congedo sarà valido per tutte le tipologie di lavoratori: dipendenti, autonomi, atipici e discontinui, nel privato e nel pubblico e per tutti i tipi di famiglie, comprese le omosessuali, nessun datore di lavoro avrà più il retropensiero di perdere di più una lavoratrice rispetto a un lavoratore in caso di nascita di un figlio, perché c’è la condivisione alla pari dei tempi di cura, in caso di mancato riconoscimento della paternità obbligatoria, scattano le stesse sanzioni previste per la maternità, ovvero, l’arresto fino a sei mesi.
Il testo prevede 12 mesi di congedo parentale facoltativo, con un massimo di sei mesi ciascuno per madri e padri, con indennità pari all’80% della retribuzione nei primi sei mesi di congedi e del 30% per i restanti sei mesi, l’indennità resta fissa all’80% per le famiglie con Isee inferiore a 40mila euro.
L’articolo 5 del ddl introduce un’assoluta novità: il part-time condiviso di coppia, che istituisce il diritto a ridurre l’orario di lavoro per un anno nei primi sei anni di vita o adozione dei figli e di percepire un’indennità per colmare la riduzione dello stipendio, a condizione che entrambi i genitori riducano l’orario di lavoro, stessa cosa per lo smart working condiviso, utilizzabile in alternativa al part-time di coppia: anche in questo caso è prevista un’indennità di condivisione, a patto che il lavoro agile sia adottato da entrambi i genitori, con in più una indennità di mille euro per sistemare la postazione del lavoro da remoto.
La proposta prevede che le micro-imprese con meno di dieci dipendenti non devono anticipare l’indennità, che sarà erogata direttamente dell’Inps, mentre alle imprese con meno di 250 dipendenti viene concesso uno sgravio contributivo del 50% se assumono personale con contratto a tempo determinato in sostituzione di lavoratrici e lavoratori in congedo o per i periodi di part-time di coppia, tutte le indennità extra sono coperte da fiscalità generale.
Sono previsti 250 milioni del Fondo sociale per occupazione e formazione per le imprese che si avvarranno di “manager della condivisione”, consulenti per garantire l’equilibrio tra gli impegni professionali e la vita familiare di lavoratori e lavoratrici (selezionati da Anpal) e 250 milioni del Fondo serviranno invece per sostenere i servizi di cura del territorio, con un bando rivolto ai comuni che finanziano servizi integrati di sostegno alla genitorialità o ripensano i servizi comunali nell’ottica della condivisione.
La logica della conciliazione ha portato a operazioni assistenziali che non cambiano la discriminazione verso le donne, senza dimenticare che, se si concilia anziché condividere, si toglie un’occasione anche agli uomini, la riforma si sposa con i cambiamenti valoriali in corso nei giovani Millennial, appartenenti alla Generazione Z, sempre più proiettati verso l’equilibrio tra generi nella distribuzione del lavoro di cura e lavoro retribuito.