In risposta a chi afferma che il salario minimo è di istituzione ideologico comunista tenderei a chiarire che sul piano storico il salario minimo fu istituito in Nuova Zelanda nel 1894,in Australia nel 1896,nel regno unito nel 1909, negli Stati Uniti nel 1938 tutti paesi che nulla hanno a che vedere con i paesi comunisti o con i sindacati filo marxisti.
Il salario minimo in Germania fu introdotto dal governo Merkel nel 2015 con un valore orario di 8,50 euro, nell’ottobre del 2022 fu portato a 12 euro, quest’anno i sindacati hanno chiesto 14 euro..
In Germania per stabilire il livello del salario minimo fu creata una commissione ad hoc composta da rappresentanti dei datori di lavoro,dai sindacati e da esperti,noi avremmo il CNEL a cui demandare il compito.
La Germania,ma l’Europa intera, dimostra che il ruolo dei sindacati e delle parti sociali è stato rinforzato sia nel dibattito pubblico sia a definire il salario minimo per legge e la stessa contrattazione si è rinforzata.
In Italia il salario minimo per legge è una quisquiglia della questione salariale, sarebbe ora di cominciare a discutere,oltre che di pensione,di lavoro povero,di disuguale ripartizione tra capitale e lavoro,tra lavoratori e dirigenti di redistribuzione equa della ricchezza prodotta.
Oggi i sindacati italiani tradizionali hanno perso rappresentanza e hanno un bassissimo consenso.
Il sindacato se oggi riconoscesse i suoi limiti dovrebbe rigenerarsi, contestualizzare la sua azione e non arroccarsi su posizioni ideologiche da primogenitura.
Oggi siamo praticamente a un livello infinitamente basso sul tasso di sindacalizzazione, capacità di mobilitazione, grado di copertura dei contratti.
Oggi esiste un sindacato diviso e debole,senza potere contrattuale specie nei settori deboli dei servizi e logistica.
Tendo a credere che chi è contrario utilizzi argomenti pretestuosi, mistificatorie, ideologiche, dogmatiche per difendere l’orticello proprio o non capisce di cosa sta parlando.
Alfredo Magnifico