Al Ministero del lavoro, non si è discusso tra Governo e sindacato, di una vera e propria riforma del sistema pensionistico, ma solo di una piccola e non sostanziale correzione della Riforma Fornero definito con l’acronimo Ape, per ottenere l’anticipo del trattamento pensionistico, che viene mantenuta nella sua forma.
Una Riforma previdenziale sarebbe tale se rivedesse le norme generali e la loro incidenza sui costi complessivi del sistema ,invece ci si è limitati a valutare tre linee di intervento: la rigidità in uscita , la Fornero prevede, per le pensioni di anzianità, che gli uomini con almeno 20 anni di contributi versati escano dal lavoro a 66 anni e 7 mesi, limite che vale anche per le donne del pubblico impiego mentre per le donne del settore privato è inferiore di un anno con progressivo innalzamento. Ciò di cui si è discusso è la possibilità per tutti di anticipare l’andata in pensione fino a 3 anni e sette mesi (63 anni), con una decurtazione progressiva dell’assegno pensionistico che copra in pratica i mancati introiti dell’istituto di previdenza.
Per le pensioni più basse, al di sotto di un tetto che dovrà essere trovato e precisato, si agirà sulla fiscalità generale. Il governo ha assicurato che la penalizzazione non peserà sui lavoratori in cassa integrazione oppure in disoccupazione.
Il secondo avrà una incidenza sul sistema produttivo ;il nostro sistema, per effetto della riforma Fornero, ha registrato in questi ultimi anni un fenomeno che è destinato a consolidarsi nei prossimi in assenza di correttivi un progressivo innalzamento dell’età media del lavoratore.
La nuova correzione dovrebbe permettere di riallineare questa curva con due risultati: sgravarsi del personale per aziende in difficoltà senza alcun ricorso ad ammortizzatori sociali e favorire l’ingresso di forze giovani e fresche nel sistema produttivo per coprire i posti che si vanno così a liberare.
Nonostante l’ottimismo dei ministri e del Presidente del Consiglio, non sembra di essere alla vigilia di una fase di crescita, di espansione o di modifica dei parametri di sviluppo. Cresciamo poco e troppo lentamente.
Il governo ha manifestato l’intenzione di procedere con gli 80 euro per le pensioni minime, che sono diventati la panacea di molti mali, ma non è ancora chiaro come questo contributo sarà organizzato e articolato e da dove saranno reperite le risorse per sostenerlo,da qui l’idea di erogarlo in un’unica soluzione annua: la famosa quattordicesima (80/12= 6.66).
Come si vede non una riforma, ma aggiustamenti congiunturali che finiscono per confermare l’impianto della riforma Fornero, per cui nonostante l’ottimismo che viene continuamente sbandierato, la situazione economica del Paese rimane difficile e preoccupante.
Alfredo Magnifico
PENSIONE: riforma o semplici aggiustamenti ?
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