l report della Bcg sull’emergenza lavoro per i prossimi dodici anni.
Il sistema lavorativo italiano, che non gode già di buona salute, nei prossimi dodici anni sarà attaccato dall’aumento dei disoccupati, sono previsti infatti almeno due milioni di persone che non troveranno lavoro. Nel 2026 invece si avrà l’esatto contrario, da quell’anno mancheranno un milione di persone qualificate e la domanda delle imprese resterà insoddisfatta. Un paradosso eccome.
La Boston consulting group, uno dei leader mondiali nella consulenza strategica di business, ha stilato un nuovo rapporto sull’occupazione nel futuro “The global workforce crisis”, redatto da Rainer Strack, Jens Baier, Mattehew Marchingo e Shailesh Sharda. L’apertura del case history trova ispirazione nel mondo letterario italiano, è dedicata a frà Luca Pacioli e alla sua Summa del 1494, un trattato di aritmetica a sfondo economico. Secondo le previsioni elaborate nel report da Bcg, in Italia si verificheranno due situazioni quasi simili, da un lato è previsto un esubero di forza lavoro, persone in cerca, pari a quattro punti, mentre nel 2030 aumenterebbe di otto punti percentuali la scarsità di personale qualificato. La situazione prospettata di certo non aiuta, inoltre fino al 2020 l’emergenza italiana non riesce ad emarginarsi ed entro quello stesso anno in Germania sono previsti 10 milioni di lavoratori in meno a disposizione delle aziende, ci si aspetta un rientro di 10 mila miliardi di dollari (oltre 7mila miliardi di euro) se le 25 principali economie del mondo ( i G20 compresa Olanda, Polonia, Spagna, Svezia, Svizzera) riuscissero a coprire i posti di lavoro vuoti e a creare impiego per tutti i propri lavoratori.
Quindi, cosa resta fare?
I redattori del rapporto sull’occupazione consigliano di puntare sull’innovazione per aumentare la produttività, infrastrutture e tecnologia, offrire programmi di formazione mirati per migliorare l’occupabilità del personale meno qualificato, introdurre più donne nel mercato del lavoro e promuovere il lavoro delle persone meno giovani. In sostanza la disoccupazione potrebbe essere ridotta utilizzando al meglio la forza lavoro esistente, promuovendo programmi formativi e ridurre il lavoro nero.