Occorre una strategia contro il lavoro povero

Il rapporto Istat dice che il disagio economico si aggrava per gli operai la cui quota in “povertà assoluta” è in continuo aumento.

Dal 2008 al 2020 il nostro Paese è stato colpito da dure prove una dietro l’altra e l’impatto è stato pesantissimo sulle famiglie e sui lavoratori che ne hanno risentito in termini di impoverimento, di perdita del potere d’acquisto e di welfare.

Le famiglie operaie in povertà nel 2023 hanno toccato il livello record di 16,5%, quasi due punti in più rispetto al 14,7% del 2022, stesso balzo anche per le famiglie operaie considerate in “povertà relativa” che passano dal 16,8% del 2022 al 18,6% del 2023.

Nel 2023, con quasi sei milioni di “poveri assoluti”, esattamente 5,69 milioni di residenti, si è toccato il record storico del numero di indigenti dal 2014, anno in cui è cominciato questo tipo di rilevazione.

In Italia sono circa tre milioni i lavoratori invisibili, giovani, poveri, irregolari, quelli che pur lavorando non riescono a portare a casa uno stipendio sufficiente a condurre un’esistenza libera e dignitosa, quelli che non godono di alcuna tutela, rischiando la vita anche per la mancanza di sicurezza nei cantieri, nelle officine e nei campi, cittadini italiani e stranieri che non possono far valere i loro diritti, sanciti, addirittura, dalla Costituzione.

Crisi finanziarie ed energetiche, recessioni, pandemia, guerre, inflazione hanno messo a dura prova il fragile mondo del lavoro in questi anni, mentre le reti di protezione sociale, storicamente a favore di lavoratori anziani, stabili a tempo indeterminato, si sono rivelate insufficienti per fronteggiare i bisogni di giovani, donne e stranieri, i più numerosi tra i lavoratori poveri, le riforme e le politiche attive hanno risolto ben poco.

Dati alla mano, in Italia essere poveri è una condizione che riguarda più di una persona su dieci (10,6%) e i minori in condizioni di povertà sono arrivati a 1,29 milioni, anche questo un triste primato.

La probabilità di essere povero aumenta se si è disoccupati, ma anche se un lavoro ce l’hai e sei un operaio, un lavoratore dipendente, se vivi in una famiglia numerosa, se sei straniero e se vivi al Sud, anche al Nord aumentano le famiglie in povertà.

La produzione industriale, ad agosto, ha segnato il suo diciannovesimo mese di calo consecutivo mentre gli annunci di tagli, chiusure, cassa integrazioni, si susseguono con un bollettino senza tregua.

Tre milioni di persone sono un problema di tutti, consumatori, imprese e politica non si può ignorare distrattamente; il lavoro senza dignità, dannato, visto dalla parte di chi lo subisce, richiama la responsabilità di tutti; politica, impresa e consumatori.

Lo sfruttamento nel mercato del lavoro in un’epoca in cui precarietà, sfruttamento e disuguaglianze sono realtà quotidiane per milioni di lavoratori, un sistema che sacrifica la dignità umana sull’altare della competitività e del profitto.

I politici, devono mettere al centro dell’agenda il lavoro la costruzione delle competenze, la formazione rivolta ai lavoratori poveri; il sostegno alla contrattazione collettiva, risvegliare le coscienze, riconoscere che dietro ogni prodotto a basso costo e ogni servizio rapido si nasconde il sacrificio di vite umane.

il lavoro deve tornare a essere sinonimo di dignità e rispetto, lo stesso Presidente della Repubblica Sergio Mattarella ha sottolineato più volte i segni di disagio determinati dal precariato diffuso e dalla piaga dei salari troppo bassi che portano milioni di cittadini a entrare nella categoria del lavoro povero:

L’occupazione si è frammentata, tra una fascia alta, in cui a qualità e professionalità corrispondono ottime retribuzioni, mentre in basso si creano sacche di salari insufficienti, alimentati da part-time involontario, e da precarietà, elemento preoccupante di lacerazione della coesione sociale.

L’obiettivo della classe politica deve essere, quello di raggiungere «la massima occupazione possibile», senza dimenticare la qualità del lavoro e soprattutto la sicurezza, la cui mancanza in Italia,con tre morti al giorno, è diventata “una piaga intollerabile”: la vita delle persone vale immensamente più di ogni profitto, interesse o vantaggio produttivo.

Oltre alla qualità del lavoro, al basso livello di sicurezza, permane un ulteriore intollerabile elemento, che è la condizione degli immigrati, sovente esposti a uno sfruttamento spietato, inconciliabile con la nostra civiltà.

Alfredo Magnifico

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