L’analisi del World Economic Forum racchiusa nel rapporto “Navigating Global Financial System Fragmentation” appena pubblicato lancia l’allarme di una possibile nuova bolla economica peggiore di quelle del 2008 e del Covid, la parola chiave per individuarla e caratterizzarla è “Frammentazione”.
Secondo gli analisti; il mondo sta prendendo una piega preoccupante, sintetizzata magistralmente nell’inizio del documento: “l’attuale traiettoria del sistema della finanza globale suggerisce che il 21° secolo potrebbe vedere una situazione finanziaria dall’architettura più frammentata. L’invasione dell’Ucraina da parte della Russia nel 2022, e le corrispondenti risposte dei Governi occidentali di limitare l’accesso della Russia al sistema finanziario globale, ha rappresentato punto di svolta che ha accelerato la frammentazione.”
La conseguenza della “Frammentazione” vedrà Stati che impongono dazi e misure di ritorsione commerciale nei confronti dei Paesi “nemici”; norme protezionistiche che diventano manifesti elettorali e identitari, obiettivi di sicurezza nazionale prioritari rispetto alla necessità di collaborare all’interno di istituzioni e consessi multilaterali stanno plasmando il mondo, il Buongiorno del neopresidente degli stati uniti ne è l’esempio lampante.
La geopolitica diventa sempre più guida per prendere decisioni economiche e commerciali, la comunità internazionale di Stati si va frammentando e le potenzialità di crisi sono enormi. Il segnale è di forte allarme per il W.E.F. (Forum Economico Mondiale)
Gli ETF (i fondi di investimento) secondo chi già predisse le precedenti potrebbero andare in bolla speculativa, ed il mondo avviarsi verso la crisi finanziaria peggiore degli ultimi decenni.
La frammentazione del mondo a cui stiamo gradualmente, ma pericolosamente, assistendo potrebbe costare all’economia globale da 0,6 trilioni a 5,7 trilioni di dollari, fino al 5% del PIL globale, a causa della riduzione del commercio e dei flussi di capitali transfrontalieri, nonché della perdita di efficienze economiche.
Gli effetti si farebbero sentire sull’inflazione globale, con un potenziale balzo di oltre il 5% in uno scenario di frammentazione molto elevata.
Secondo le stime del WEF queste sono le prospettive del 21° secolo; se le potenze mondiali proseguono sulla strada della divisione, dei dazi, del protezionismo nazionalistico al posto della cooperazione.
Gli impatti della frammentazione sono stati calcolati in 4 scenari con l’intento di mostrare le disastrose possibili conseguenze e mitigare – o evitarne del tutto – l’impatto: il PIL potrebbe diminuire di quasi 10 volte nel caso di una totale assenza di scambi tra i blocchi orientali (ad esempio, Cina e Russia) e quelli occidentali (ad esempio, Stati Uniti e i loro alleati) “rispetto a uno scenario di minore frammentazione, in cui i flussi di capitale e commerciali sono limitati solo in aree sensibili relative alla sicurezza nazionale e alla competitività, mentre,l’inflazione sarebbe quasi nove volte più alta in questo stesso confronto
I Paesi non allineati sarebbero i più colpiti, perché costretti a “commerciare esclusivamente con il loro partner economico più significativo che potrebbero vedere la crescita del PIL scendere di oltre il 10%, quasi il doppio della media globale, con India, Brasile, Turchia ed economie emergenti in America Latina, Africa e Sud-Est asiatico a sopportare il peso maggiore.
La diminuzione del Prodotto Interno Lordo, comporta: minore sviluppo, prezzi più alti, crescita della povertà e della frustrazione sociale.
Il tutto, potrebbe facilmente sfociare in vulnerabilità per la tenuta politica e delle società, con maggiori propensioni a rivolte e violenze, per questo, l’invito all’unità è alto al fine di salvaguardare sicurezza nazionale e cooperazione globale, con la crisi di Onnipotenza che gira, personalmente la vedo difficile.
Alfredo Magnifico