La nostra spesa pensionistica è sproporzionata e iniqua in confronto agli altri paesi europei, ci rimettono soprattutto i giovani nell’indifferenza della politica.
Di Maio ha sollevato il problema, nella polemica tra Renzi e Di Maio sulle pensioni d’oro, da tagliare secondo Di Maio, da salvaguardare per Renzi rischia di avere ragione Di maio.
Non si riesce a sopportare una campagna elettorale giocata sull’ignoranza del proprio avversario politico, di competenza se n’è vista davvero poca da vent’anni a questa parte, perché si continua a perdere l’occasione di scendere sul terreno dei problemi concreti.
In Italia il rapporto tra spesa pensionistica e Pil è al 16,3%, contro una media per i Paesi occidentali pari alla metà (8,2%),rapporto Inps al primo posto in Europa, con le pensioni più costose, nonostante vent’anni di riforme, la prima di Amato nel 1992, la settima e ultima di Fornero.
Nell’ultima nota al Documento di Programmazione Economica e Finanziaria presentata dal Ministro Padoan alla Commissione Europea si legge a pagina 55 che il rapporto è destinato a salire fino a 18,4 nel 2040, solo tra 23 anni potremo vedere i primi, timidi miglioramenti della malattia che ci sta consumando da venticinque anni.
Il rapporto Inps dice che in Italia ci sono 16 milioni di pensionati e 21 milioni di pensioni, gli ultrasessantacinquenni sono solo tredici milioni
La Germania ha la stessa nostra struttura demografica, un welfare più sviluppato e meno anziani in condizione di povertà spende il 10,1% del PIL in pensioni, se qualcuno fosse così folle dal proporre di allinearci in dieci anni alla Germania potremmo ottenere risparmi di spesa pubblica pari a circa sei punti di Pil: qualcosa come 90 miliardi di euro all’anno.
Una cifra sufficiente per ridurre il debito pubblico e realizzare un taglio delle tasse che, neppure, Berlusconi ha mai ipotizzato: un bonus capace di cambiare completamente il Paese e gli esiti di una campagna elettorale addormentata.
Un risparmio così enorme è molto teorico perché ci sarebbe da passare sopra un certo numero di “diritti acquisiti”, di interpretazioni giuridiche autorevoli ma incerte, di interessi organizzati e di privilegi.
Il rapporto Inps dice che in Italia ci sono 16 milioni di pensionati e 21 milioni di pensioni, peccato che gli ultrasessantacinquenni pur in crescita sono solo tredici milioni, mezzo milione di pensionati hanno meno di quaranta anni e avevano meno di quindici anni quando Amato scoprì, per primo, che il sistema non era “sostenibile”, il 27% dei pensionati riceve più di un assegno e in Italia – a differenza di altri Paesi europei – non è illegale lavorare ed essere pensionati.
I militari sono stati risparmiati dalle riforme sulla età pensionabile e nessuno è mai riuscito a capire come ciò possa essere possibile in tempo di pace.
Nessuno è mai riuscito, a spiegare perché siano “acquisiti” i diritti di chi è già in pensione; e non quelli di chi lavora e vede l’età pensionabile slittare continuamente in avanti, nel tempo.
Se confrontiamo la spesa in pensioni (tecnicamente un sussidio a chi non lavora più) con quella in educazione (dagli asili all’università), scopriamo che spendiamo in passato più di quattro volte quello che investiamo in futuro. Non rischiamo solo di fare un torto ai giovani; ma di non avere più chi sostiene il sistema.
La riforma delle pensioni è molto di più di una scelta contabile, bisognerebbe avere una strategia che rifondi, progressivamente, il principio stesso di protezione portandolo a tutti e senza più farlo dipendere dalla condizione lavorativa di un soggetto, o di un suo familiare.
Come mai lo Stato si preoccupa di una persona se sopravvive al coniuge morto che lavorava e meno se è povero e da solo? Legate alla questione delle pensioni ci sono iniquità enormi e forti inefficienze: affrontare in maniera strategica la questione può far saltare il banco sia a Destra che a Sinistra. Partendo sia dalla prospettiva dei giovani senza diritti che da quella dei vecchi trattati come un peso, nessuno lo fa. Preferiamo litigare su una partita di calcio, chi è più ignorante o ha la minigonna corta. Il tempo della soap opera è scaduto.
Alfredo Magnifco
Non solo pensioni d’oro: ma eliminare ingiustizie e sprechi
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