L’occupazione nel 2023 è aumentata, come negli anni precedenti il post-pandemia, il governo canta vittoria ma ad analizzare bene i dati sembra una vittoria di Pirro
I dati più dettagliati di novembre dell’Istat lasciano poco da festeggiare, rispetto a un anno fa in Italia ci sono 520mila persone in più con un lavoro, è calato sia il numero di disoccupati, sia quello di inattivi.
Numeri alla mano, ci sono aspetti meno positivi su; disoccupazione giovanile, femminile e lavoro povero, il tasso di occupazione femminile in un anno è aumentato di 1,4 punti, andando al 52,9%, resta bassissimo rispetto al resto dei Paesi europei, i dati Eurostat, più aggiornati, nel 2022 ponevano l’Italia all’ultimo posto in Ue.
Sui giovani, l’Istat non è incoraggiante, su 520 mila nuovi occupati, 477 mila hanno più di 50 anni, solo 19mila sono under 24, mentre nella fascia di età 35-49 anni ci sono 47mila occupati in meno, i 25-34enni sono a un tasso di occupazione inferiore a quello del 2007, prima della crisi economica.
Le politiche promosse da Meloni puntano a un mercato del lavoro più precario e con sempre meno tutele.
Diceva mio nonno “una rondine non fa primavera”, non mi esalterei per il dato del mese che vede feste di Natale e saldi, né tantomeno mi intesterei questi dati, non esistono particolari interventi del governo che abbiano prodotto questo risultato, invece considero questo dato piuttosto deprimente, visto che nell’ultimo anno l’Italia è il Paese europeo dove i salari sono stati meno protetti rispetto all’inflazione.
Il nostro sistema di indicizzazione dei salari non funziona; la disuguaglianza aumenta, e questo dipende anche dalle politiche sbagliate del governo: bisognerebbe introdurre subito un salario minimo, nei Paesi che lo hanno introdotto gli stipendi sono stati più protetti dall’inflazione, mentre l’occupazione non si è ridotta.
Paesi come la Francia, la Spagna, la Germania hanno protetto di più i loro salari forse l’Italia può avere guadagnato competitività nei loro confronti, ma non in maniera virtuosa, perché i guadagni di competitività si sono ottenuti comprimendo ulteriormente il costo del lavoro e soffocando le retribuzioni, le retribuzioni in Italia non sono cresciute negli ultimi trent’anni, unico Paese tra quelli Ocse.
Aumenta l’occupazione, in un mese,ma tutti i problemi strutturali della nostra economia sono lì: dalla bassa crescita della produttività, alla bassa crescita del Pil, all’aumento delle disuguaglianze, sono problemi strutturali, vecchi di almeno 30 anni, che coinvolgono anche i governi precedenti.
La politica economica di questo governo, non andrà a risolvere i problemi italiani, ma li aggraverà; non si rilancia la crescita comprimendo i salari o aumentando la precarietà del lavoro.
La politica economica di questo governo è disastrosa perchè sta andando nella direzione della precarietà, liberalizzando e ‘flessibilizzando il mercato del lavoro, è stato cancellato il decreto Dignità e reintrodotti i voucher… è stato eliminato il Reddito di cittadinanza, ridotto il potere contrattuale del lavoratore, che è costretto ad accettare impieghi sottopagati, diventando un lavoratore povero.
Il numero di occupati è cresciuto di 520 mila persone, ma 477 mila di queste persone sono over 50, l’Italia non è un Paese per i giovani, c’è un’emorragia inarrestabile di giovani che emigrano all’estero ogni anno, le politiche economiche dovrebbero focalizzarsi su questo,la fuga si blocca solo se i giovani hanno dei buoni posti di lavoro in Italia, e buoni posti di lavoro vuol dire a tempo indeterminato e con buone retribuzioni.
Alfredo Magnifico