La pandemia ha mutato e trasformato il rapporto tra vita lavorativa e vita personale ed ha sviluppato diverse forme lavorative, dallo Smart working,al lavoro ibrido e flessibile, al telelavoro e al lavoro agile.
I genitori hanno dovuto affrontare una situazione alla quale non erano preparati, si sono trovati a dover lavorare da casa e, nello stesso tempo, a dover accudire i figli in età prescolare o ancora peggio scolare e sostenerli se alle prese con la didattica a distanza.
Le donne, madri e lavoratrici, più di tutti, hanno pagato le conseguenze della crisi, subendo un duro tracollo occupazionale, che stenta a essere recuperato.
La domanda che bisogna porsi ora e da cui partire è: come creare, in questo nuovo contesto, un futuro del lavoro, davvero, inclusivo per tutti?
Dobbiamo cominciare a parlare di famiglie e non solo di donne e di mamme, perché la genitorialità riguarda, allo stesso modo, madri e padri»
Lavorare da remoto, per almeno la metà del tempo, pone l’esigenza di disegnare questa nuova organizzazione che contempli un equilibrio armonico tra esigenze di ; vita, lavoro e tempo libero affinchè si possa guardare con fiducia al lavoro sgombro da paura. con la speranza più rosea per il futuro.
Per i 20-30enni il lavoro e le prospettive del futuro marciano all’insegna di una parola chiave; “progetto”, che serve a imparare a progettare il lavoro del futuro, l’esigenza primaria sarà; fare in modo che il futuro del lavoro sia più vicino alle esigenze della famiglia, con La precisazione, viste le legislazioni di parità, che: dobbiamo cominciare a parlare di famiglie e non solo di donne e di mamme. Perché la genitorialità riguarda, allo stesso modo, madri e padri.
La dimensione dell’azienda è fondamentale per garantire la presenza femminile nel mondo del lavoro, soprattutto in quei settori dove il 60-70% dei lavoratori è donna, ma anche nelle micro e piccole imprese, nel comparto sanitario, la vasta presenza di componente femminile ha generato un’ attenzione particolare al tema del welfare aziendale, ma permessi e congedi non bastano. «Non è quella la strada».
Dobbiamo cercare di dare continuità al lavoro e quindi conciliare, fare sì che la lavoratrice possa mantenere il contatto con l’azienda anche mentre sta realizzando la cosa più bella del mondo, che è quella di portare avanti progetti familiari».
I servizi per le famiglie, vanno ridisegnati. non basta guardare ai Paesi che fanno meglio di noi, e costruire solo nidi costosissimi che non sono sostenibili con i livelli di reddito delle famiglie.
Occorre costruire un sistema che permetta alle famiglie di riuscire a usare questi servizi, altrimenti diventano un disincentivo al lavoro delle donne, di conseguenza il progetto familiare rischia di diventare incompatibile con il lavoro, per cui le donne devono lasciare il posto con enormi difficoltà a reinserirsi nel mercato successivamente.
La conciliazione lavoro-famiglia deve trovare altre strade, questa è l’emergenza sociale più urgente, tanto quanto l’emergenza climatica, soprattutto in un Paese dove lavora solo una donna su due, nonostante le donne siano più numerose degli uomini e, soprattutto, più istruite.
Servono più servizi diversificati a livello di quartieri che diano ai genitori la possibilità di gestire il lavoro come progetto di vita senza ostacolare e mortificare il progetto di genitorialità e di famiglia, senza il terrore mortificante che fare entrambe le cose sia un’avventura impossibile.
Alfredo Magnifico