Al lavoro come in guerra sono 1133 le persone che non sono tornate a casa nel 2018 uno su due ha tra i 50 e i 64 anni, si sono verificati circa 641 mila incidenti sul lavoro, dei 1.133 sono 786 che sono morti in occasione di lavoro, per cui ogni 1.000 infortuni 1,8 hanno comportato la morte del lavoratore, l’84,6% degli incidenti si sono verificati durante l’attività lavorativa, mentre il 15,4% si è verificato nel tragitto casa-lavoro, rispetto al 2017 si registra un aumento di 5.828 denunce di infortuni (+0,9%) e un aumento ancora più consistente di decessi (+10,1%).
Questi sono i dati pubblicati alla vigilia della giornata mondiale per la salute e la sicurezza nei posti di lavoro che si festeggia il 28 aprile di ogni anno, istituita nel 2003 dall’Organizzazione Internazionale del Lavoro (Ilo/Bit). La manifestazione, ha lo scopo di focalizzare l’attenzione internazionale sull’importanza della prevenzione degli infortuni nei luoghi di lavoro e delle malattie professionali e sulla necessità di un impegno collettivo per la creazione e la promozione della cultura della sicurezza e della salute sul lavoro.
La direttiva quadro UE sulla Sicurezza Salute Lavoro SSL (9/391) è la direttiva principale, adottata nel luglio del 1989 che rappresenta una svolta evolutiva nel panorama della sicurezza europea, introducendo concetti fondamentalmente riconosciuti quali per esempio l’obbligo di effettuare la Valutazione dei Rischi, l’attribuzione di significative responsabilità e doveri al Datori di Lavoro e l’obiettivo di definire criteri omogenei di prevenzione per tutte le categorie lavorative.
Gli incidenti sul lavoro nel 2018 sono aumentati rispetto al periodo precedente dello 0,9% a fronte di un aumento degli occupati tale da rendere l’incidenza degli infortuni pari a quella del 2017, l’aumento è dovuto principalmente all’incremento degli incidenti negli spostamenti casa-lavoro (+2,8% rispetto al 2017) e in particolar modo quando
si utilizzano mezzi di trasporto (+5,4%). Su questo fronte hanno inciso molto gli eventi verificatisi nell’agosto 2018, fra cui il crollo del Ponte Morandi a Genova.
Fortemente aumentati gli incidenti che coinvolgono cittadini di origine straniera (+6,7% rispetto al 2017) e giovani (+5%).
Analizzando l’incidenza degli infortuni mortali sul lavoro negli ultimi due anni si distinguono in negativo 6 province del Sud Italia: Crotone, che fa registrare il più alto tasso di incidenti mortali negli ultimi due anni (6,3 ogni mille), Isernia (5,9), Campobasso (4,7), Caserta (4,4), Vibo Valentia (4,1) e Matera (4). Le province più virtuose si trovano prevalentemente nel Nord Italia, ma fra queste troviamo anche 2 province del Sud, dopo Biella (con 0 casi di incidenti mortali negli ultimi due anni) guidano la classifica più virtuose la provincia di Barletta-Andria-Trani e Oristano con 4 su mille, seguite da Lecco, Trieste, Bolzano e Como con 5 su mille, Cremona, Reggio-Emilia e Lucca con 7 su mille.
Fra le metropoli, Napoli è al 19° posto con 2,68 incidenti mortali ogni mille, seguita da Genova (1,79), Roma (1,66), Palermo (1,59ë) e Torino (1,5), mentre Bologna (1,2) e Milano (0,88) sono ampiamente al di sotto della media nazionale.
Nel 2018 si distinguono in negativo 9 province per l’incidenza dei tumori sul totale delle malattie professionali, nel 70% dei casi provocati dall’amianto. Di queste, 7 si trovano nel Nord Italia (in testa fra esse Gorizia, seguita da Torino, Novara e Milano), ma la maglia nera per il numero assoluto di tumori determinati da malattie professionali spetta a Taranto.
Analizzando i settori correlati alle cause tumorali, il 71% dei lavoratori del settore metalmeccanico sono più esposti al rischio di contrarre un tumore durante l’attività lavorativa, a Taranto, ad esempio, il 70% dei tumori denunciati è correlato al settore metalmeccanico, quota che supera l’80% per le province di Genova (83%), Venezia (87%), Brescia (85%) e Gorizia (93%).
Fra le prime 10 province analizzate, l’incidenza dei tumori, contratti dai lavoratori del macro settore chimico, petrolchimico e lavorazioni di gomma e plastica, supera il 20% nelle province di Torino (24%) e Milano (22%).
In Italia gli interventi sulla sicurezza sul lavoro devono essere intrecciati con quelli della lotta a lavoro nero e sommerso, al concetto di legalità, come applicazione rigorosa di norme e rispetto della persona, occorre una lotta senza risparmi da parte dell’ordinamento giuridico al lavoro irregolare, siamo drammaticamente indietro, stata iniqua e criticabile che, con la coincidenza dell’aumento delle morti sul lavoro, il governo abbia tagliato 200 milioni di euro all’anno di risorse per la formazione sui temi della sicurezza.
Alfredo Magnifico