Il Segretario Generale della Cisl, Annamaria Furlan in una nota sostiene che nei paesi europei dove esiste, il salario minimo di legge non supera il 50% del salario medio percepito dai lavoratori. Per difendere l’introduzione del salario minimo in Italia si continua a sostenere che siamo uno tra i pochissimi Paesi avanzati a non avere ancora questo strumento, dopo che la Germania lo ha introdotto lo scorso anno. In Italia la situazione sindacale e contrattuale è ben diversa che in altri Paesi: da noi esiste un sistema di salari minimi fissato dai contratti collettivi nazionali che copre circa l’80% dei lavoratori italiani. Il sistema è sicuramente migliore dei salari minimi di legge in quanto offre una soglia di garanzia decisamente più elevata ed è più aderente agli specifici contesti, in quanto fissato per settori e per singole qualifiche professionali.
La quota di lavoratori non coperti dai contratti collettivi è da ascrivere soprattutto al lavoro autonomo, vero o mascherato.
La strada è quella di ricondurre nell’ambito del lavoro subordinato il lavoro autonomo mascherato, non di introdurre un salario minimo, che, peraltro, rischia di offrire una sponda ai contratti “pirata”.
Va, inoltre, ricordato che la Magistratura del lavoro ha sempre indicato nei minimi fissati dai contratti collettivi il riferimento da adottare in tutti i casi di contenzioso derivati dall’applicazione di salari diversi.
Ribadiamo la posizione della Cisl, già nota sia al Governo che alle controparti: la nostra legge è il contratto collettivo, e vanno create tutte le condizioni per allargare gli spazi di copertura contrattuale. In una fase in cui i decreti attuativi del Jobs Act stanno via via rivalutando il ruonazionali
lo della contrattazione.
Alfredo Magnifico