A maggio, il mese più cassaintegrato nei primi 5 mesi del 2015, sono state autorizzate 65,4 milioni ore di cassa integrazione, salvaguardando oltre 380 mila posti di lavoro. L’aumento del 7,4% rispetto al mese precedente indica un fabbisogno crescente di questo strumento da parte delle imprese. La crescita sarebbe stata maggiore se non si fosse assistito alla continua diminuzione della cassa in deroga (-5,6% tra aprile e maggio) dovuta allo strutturale ‘fermo’ amministrativo degli stanziamenti. Lo sblocco e l’implementazione delle risorse della deroga per il 2015 resta la principale richiesta che facciamo al Governo.Un allarme viene anche dalla crescita delle domande di disoccupazione (aspi) di aprile che aumentano in un mese di quasi 10.000 unità con il possibile travaso verso l’inoccupazione di lavoratori di imprese che non possono più utilizzare la cassa in deroga. Non meno preoccupante l’incremento, tra aprile e maggio, di nuove richieste di cassa integrazione ordinaria (+15,2%) e straordinaria (+4,8%) a causa di ulteriori aziende precipitate in stato di sofferenza e della permanenza in stato di crisi di altre.Nel nostro Paese con la scusa di estendere i diritti, si tolgono a chi ce li ha e mentre si fanno inspiegabili intervenuti normativi di riduzione delle tutele dei lavoratori a favore delle imprese, come quelli sul demansionamento e sui controlli, non si mettono in atto provvedimenti che favoriscano davvero la ripresa occupazionale.L’aumento del ricorso alla cassa integrazione è il termometro di questo disagio, ma questo strumento continua a essere l’unico baluardo per la tenuta di precari equilibri sociali,il fermo amministrativo della cassa in deroga è davvero preoccupante. Lo stato di crisi continua e la ripresa resta di là da venire. Se invece di deregolamentare il lavoro che c’è, il Governo si preoccupasse di creare nuovo lavoro, facendo investimenti e accrescendo il potere d’acquisto di lavoratori e pensionati, si potrebbe davvero cambiare verso all’economia. Riguardo i territori regionali, sono 13 le Regioni, oltre alle due Province Autonome di Trento e Bolzano a far registrare un aumento di ore, ed è proprio quest’ultima che mette a segno l’incremento maggiore (+208,4%).In Sardegna si registra la diminuzione più consistente (-54,8%). Sono 60 le Province in cui la richiesta di questo ammortizzatore sociale aumenta. Tra i territori con i più alti aumenti in valore percentuale, ai primi 5 posti troviamo: Enna (che passa dalle “zero ore” di aprile alle oltre 31 mila di maggio) e, a seguire, Sondrio (+3.065,2%), Isernia (+1.449,2%), Imperia (+740,3%) e Potenza (+523,3%). In valori assoluti, la provincia più cassaintegrata è Torino (5,8 milioni di ore), mentre quella che ha usato di meno questo strumento di sostegno al reddito è Oristano (circa 7 mila ore). Dall’inizio dell’anno, nel corso quindi dei primi 5 mesi del 2015, le aziende hanno fatto richiesta di ore di cassa integrazione per complessive 300 milioni di ore di cui il 60% di straordinaria (180 milioni di ore). L’industria ne ha assorbite circa 224 milioni, l’edilizia oltre 41 milioni, il commercio oltre 28 milioni e l’artigianato oltre 4 milioni. Evidentemente il precario aumento del Pil non si riflette ancora positivamente sul sistema produttivo anche per la ormai cronica mancanza di politiche per la crescita.
Alfredo Magnifico
Maggio le ore di cassa integrazione, +7,4% rispetto ad aprile
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