Ma quanto pesano le tasse che pagano gli italiani?

Il Centro studi di Unimpresa traccia la mappa delle tasse pagate dagli italiani, viene fuori che in totale il gettito tributario complessivo è stato di 495,1 miliardi nel 2016, 501,3 miliardi nel 2017 e 503,9 miliardi nel 2018, dall’Irpef all’Ires, intanto gli italiani mantengono il fiato sospeso su un possibile aumento dell’Iva.

L’associazione, analizza una sorta di mappa di tutte le principali tasse pagate dai contribuenti  viene fuori che, il balzello che garantisce il “gruzzoletto” più alto è l’Irpef (imposta sui redditi delle persone fisiche), con 181,7 miliardi di euro nel 2016 (36,72% del totale delle entrate tributarie), 183,8 miliardi nel 2017 (36,67%) e 194,3 miliardi nel 2018 (38,56%), l’Ires (imposta sul reddito delle società) che vale 37,1 miliardi nel 2016 (7,49%), 36,9 miliardi nel 2017 (7,36%) e 35,4 miliardi nel 2018 (7,03%),mentre  le ritenute su redditi da capitale e dividendi hanno garantito alle casse dello Stato 10,1 miliardi nel 2016 (2.05%), 9,6 miliardi nel 2017 (1,93%) e 9,5 miliardi nel 2018 (1,89%).

Le accise (principalmente i prelievi che pesano su prodotti petroliferi, come la benzina) hanno generato incassi per 34,1 miliardi nel 2016 (6,88%), 34,1 miliardi nel 2017 (6,82%) e 33,8 miliardi nel 2018 (6,71%), dal prelievo sui tabacchi, lo Stato si è assicurato 10,7 miliardi nel 2016 (2,18%), 10,5 miliardi nel 2017 (2,11%) e 10,5 miliardi nel 2018 (2,10%), mentre la tassa sulla speranza (giochi e lotto) si è attestata a 13,8 miliardi nel 2016 (2,80%), 13,5 miliardi nel 2017 (2,70%) e 13,9 miliardi nel 2018 (2,77%).

Se scatteranno le clausole di salvaguardia, l’Iva, con aliquota principale dal 22% al 25%, sarà sempre di più la regina delle tasse italiane, passando dai 140 miliardi di euro previsti per il 2019 agli oltre 164 miliardi del 2020, il balzello sui consumi salirà quindi dal 27% al 30% del totale del gettito tributario dello Stato.

Unimpresa analizzando l’ultimo Documento di economia e finanza, deduce che il gettito Iva si potrebbe attestare a 164,1 miliardi nel 2020, qualora il governo non riuscisse a trovare coperture finanziarie sufficienti a sterilizzare le clausole di salvaguardia, con l’aliquota dell’imposta sul valore aggiunto destinata a salire dall’attuale 22% al 25,2%, con l’incremento delle aliquote, l’Iva arriverebbe a rappresentare il 30,64% del gettito complessivo del 2020, pari a 535,2 miliardi, una vera e propria impennata rispetto a quest’anno quando l’Iva dovrebbe arrivare a 140,1 miliardi pari al 27,62% del gettito totale, pari a 506,8 miliardi.

Spostare il carico fiscale sui consumi può avere un senso se contemporaneamente si dà potere di acquisto soprattutto ai cittadini, intervenendo con riduzioni del prelievo sui redditi da lavoro.

Lasciar salire l’Iva senza tagli all’Irpef è pericolosissimo: al momento non sembrano esserci alternative, considerando sia il quadro dei conti pubblici sia la congiuntura poco favorevole.

Le clausole di salvaguardia corrono il rischio di rappresentare il colpo di grazia per l’economia italiana: l’incremento delle aliquote avrebbe inevitabili effetti sui prezzi finali di prodotti e servizi, con i consumi destinati a fiaccarsi sensibilmente.

Alfredo Magnifico

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