Una recentissima indagine di IPSOS dal titolo “La condizione economica femminile in epoca di Covid-19” ipotizza che le conseguenze economiche, psicologiche e morali, della pandemia, oggi gravano sulle donne, mentre in prospettiva saranno i giovani di oggi a subire danni permanenti che si prevedono nell’economia globale.
Una donna su due tra quelle occupate ha visto peggiorare la propria situazione economica negli ultimi dodici mesi, mentre una su due teme di perdere il lavoro in futuro, tra le disoccupate una su quattro dichiara di aver rinunciato a cercare lavoro a causa della pandemia.
Le conseguenze psicologiche legate alla condizione di maggiore precarietà, vulnerabilità, dipendenza, derivata dalla crisi sanitaria, non sono meno rilevanti rispetto a quelle economiche, tant’è vero che l’80% delle donne ne denuncia l’impatto devastante sulle proprie relazioni sociali e il 46%, una su due sulla propria voglia di vivere.
Le donne più giovani, della fascia d’età compresa tra i 18 e i 24 anni, sperimentano in modo più preponderante l’impatto della pandemia sulla salute mentale e riferiscono di riceverne un’influenza particolarmente negativa sul fronte della propria autostima e della sana percezione di loro stesse, che significa perdere tutti i sostegni indispensabili per costruire una vita sana e dignitosa per sé e per i propri figli.
In quest’anno pandemico le donne si sono prese carico, più di quanto non facessero in precedenza, anziani e bambini, quest’ ulteriore fardello rischia di riversarsi su queste categorie già penalizzate dal periodo di crisi sanitaria; gli anziani si configurano sempre più come ancora di salvezza nella dilagante crescita della povertà, i dati Istat del 2020 danno valori preoccupanti; un milione di nuovi poveri con due milioni di famiglie in grave difficoltà, 335mila in più rispetto al 2019.
La presenza di ultrasessantacinquenni in famiglia, per lo più titolari di un reddito da pensione, è l’elemento che garantisce entrate regolari e riduce il rischio di rientrare fra le famiglie in povertà assoluta.
Da uno studio di economisti dell’Università di Stanford viene fuori che il tempo di studio perso in questi mesi, dai giovani, probabilmente provocherà danni permanenti alle prospettive di vita e all’economia, poiché a determinare i risultati economici sono le macchine usate per produrre beni e servizi ma anche e soprattutto competenze e innovazione, che dipendono dall’istruzione e da loro stime si evidenzia che gli studenti coinvolti oggi in questa situazione pandemica, nell’arco della loro vita avranno redditi inferiori tra il 6 e il 9%.
Questa condizione di fragilità, di esclusione economica e sociale, di perdita di speranza e di prospettive è il rischio da evitare affinchè non si cristallizzi da diventare una situazione permanente, normalizzata, non più modificabile poiché sarebbe un danno irreparabile in un’epoca che richiede un salto culturale gigantesco.
Governi, manager e cittadini devono agire con una spinta che superi le logiche del contingente e cambi l’orizzonte temporale del lungo periodo, in questa prospettiva potranno subentrare nuovi modelli di sviluppo con principi di equità e giustizia tra generazioni, in un concetto multidimensionale che riguardi ambiente e capitale naturale, demografia, produzione e consumo, il funzionamento stesso della società, e che va quantificato anche in termini intertemporali.
Alfredo Magnifico