La pandemia ha stravolto mandando in crisi interi settori commerciali: le vendite al dettaglio di beni non alimentari, il mercato del lusso e le automobili, resiste solo il segmento alimentare, mentre sul fronte della distribuzione il ‘re’ indiscusso in questa difficile fase resta l’e-commerce, la seconda ondata del virus chiude oltre 190.000 imprese del commercio, se continua così fino a Natale, il web sottrarrà ai negozi oltre 4 miliardi di euro di vendite.
Anche il presidente Giuseppe Conte, che in video collegamento con l’assemblea Fipe Confcommercio, afferma: “Penso che un’alterazione delle abitudini di vita dei cittadini potrebbe arrivare dal fatto che si sta facendo grande ricorso agli acquisti online. Questo può ridefinire alcune filiere economiche. Dobbiamo mantenere in equilibrio il settore commerciale, altrimenti sarà difficile intervenire dopo”.
La Fipe, ha stimato che il quarto trimestre dell’anno si chiuderà per il settore dei pubblici servizi con una perdita di fatturato di 10 miliardi di euro, pari al 40%, la previsione per fine anno è di una flessione di 33 miliardi di euro su 96 complessivi. Risultato: 60 mila imprese del settore a rischio chiusura e oltre 300 mila posti di lavoro in bilico.
Per Istat, l’unico settore a resistere è stato quello alimentare, con le vendite che si attestano al +3%, mentre si ha il crollo delle vendite di beni non alimentari, con un calo complessivo del 13,5% ,solo il commercio elettronico presenta risultati positivi con una crescita continua e un aumento del 29,2% nell’arco dei nove mesi.
Male il mercato dei beni di lusso: con calo nel 2020 senza precedenti (tra -20% e -22%), con una flessione prevista intorno al 23% per i beni di lusso personali a 217 miliardi di euro (scenario di base) che potrebbe scendere fino a -25% nello scenario peggiore, periodo ‘nero’ anche per il mercato dell’auto, crollo molto pesante nei primi dieci mesi dell’anno (-27,3%), con il rischio di avere “cifre catastrofiche” per fine anno ma anche per il 2021.
Il presidente Fipe, Lino Enrico Stoppani – vede nero con chiusure e scenari catastrofici per il 2020, 60mila imprese a rischio e 300mila posti di lavoro in bilico.
Nel secondo trimestre dell’anno gli occupati nel commercio sono diminuiti del 5,8%, con una flessione di circa 191 mila unità, e un calo doppio rispetto a quello osservato per il complesso dell’occupazione (pari al 3,6%)”, i lavoratori indipendenti del commercio sono crollati del 9,3% e gli autonomi senza dipendenti del 12,7%,gli ultracinquantenni, che rappresenta un terzo della manodopera, sono calati dell’1,6%, a fronte di una diminuzione dell’8,7% per i 35-49enni (che rappresentano il 40,3% dell’occupazione) e di un calo del 6,4% per occupati più giovani (con meno di 35 anni e che pesano per il 26,8%).
Anche il mercato del lusso subisce un calo senza precedenti (tra -20% e -22%) con una flessione prevista intorno al 23% per i beni di lusso personali a 217 miliardi di euro (scenario di base) che potrebbe scendere fino a -25% in quello che potrebbe essere lo scenario peggiore. Per il 2021 è prevista una ripresa di circa il 14% di media per il lusso personale, ma per un rimbalzo ai livelli del 2019 bisognerà attendere la fine del 2022.
Per il 2021 si prevede una crescita a doppia cifra in tutti i comparti del 14%, con rialzo maggiore per la pelletteria (+16%),seguita da cosmetica (+15%), abbigliamento e calzature (+14%), gioielli e orologi (+12%), questi ultimi due comparti sono i più colpiti quest’anno (-30%) a fronte di un calo più contenuto per gli accessori (scarpe -12% e le borse -18%) e la gioielleria (-15%).
In controtendenza la Cina, nel 2020 campione della crescita nell’industria del lusso con un +45% rispetto al 2019, mentre l’Europa registra la performance peggiore con -36%, la più esposta ai flussi turistici, che sono mancati per la pandemia, anche il mercato americano ha visto una riduzione del 27%, in ripresa nella seconda parte dell’anno.
Le vendite di auto in Europa (Ue+Efta+Gb) registrano un calo del 7,1% a ottobre rispetto allo stesso mese di un anno fa. Le vendite, si attestano a 1.129.163 unità, le immatricolazioni sono state 9.696.928 unità (-27,3%). In Italia le vendite a ottobre sono scese dello 0,2% a 156.958 unità e nei primi 10 mesi dell’anno sono calate del 30,9% a 1.123.194 unità. In controtendenza Fca, che a ottobre ha venduto in Europa (Ue+Efta+Gb) 70.172 nuove auto, il 3,2% in più rispetto allo stesso mese del 2019. La sua quota di mercato è salita dal 5,6% al 6,2%. Dall’inizio dell’anno, le vendite del gruppo si sono attestate a 560.202 unità, in calo del 30,8% sullo stesso periodo dell’anno scorso. La quota di mercato è scesa dal 6,1% al 5,8%.
Alfredo Magnifico