L’Italia bocciata da Eurostat sull’occupazione

Secondo Eurostat in Europa siamo il fanalino di coda per:

·        tasso di occupazione generale,

·        gap tra uomini e donne,

·        debolissima inclusione dei più giovani,

·        elevati tassi di inattività,

·        bassi salari.

La realtà disegnata da Eurostat offusca i dati che vengono forniti sull’ economia italiana, vero è che in termini di numeri si registra un’ aumento reale delle persone occupate, ma il confronto con gli altri 26 Paesi dell’Unione Europea conferma la presenza di quelle strozzature nel nostro mercato del lavoro che fanno rilevare una paura di assumere, determinata dal  declino demografico, dalle insufficienze educative, dal cedimento in alcune fasce della popolazione della cultura del lavoro, dalle basse retribuzioni dei contratti centralizzati.

Dall’assassinio di Biagi, le politiche del lavoro e dell’educazione sono state contraddittorie, tra passi avanti e passi indietro, hanno pesato le ideologie e i compromessi che partiti riformisti, organizzazioni sindacali e associazioni imprenditoriali hanno frequentemente fatto con esse.

Il risultato è quello di un’ Italia nel quale l’economia turistica fatica a reperire manodopera per una stagionalità che si allunga sempre di più, l’industria manifatturiera fatica a reclutare le competenze desiderate, il complesso dei servizi più poveri è inviluppato nel circolo vizioso tra bassi salari e poca disponibilità soprattutto agli orari scomodi.

Preoccupano i giovani NEET, la formazione troppo lunga e poco qualificata, le difficoltà di conciliazione che inducono molte donne a lasciare il lavoro o ad accettare lavori di poco orario, i redditi insufficienti.

Il mercato del lavoro dovrebbe adottare un modello di piena concorrenza tra intermediari dediti al collocamento mirato di ciascuna persona, incentivando ad occupare gli svantaggiati.

La contrattazione collettiva rimane per lo più solo nazionale, ha il merito di promuovere i fondi di welfare integrativo e il demerito di non svilupparsi nelle dimensioni di prossimità ove i salari possono crescere.

Il fisco sottopone a progressività il prelievo di tutti i redditi da lavoro subordinato. mentre dovrebbe incentivare il merito dei risultati e le scomodità e il lavoro saltuario tipo festivo,domenicale e straordinario.

Il mondo vecchio è duro a cambiare le vecchie corporazioni sindacali ormai burocratizzate e fuori dalla realtà, partiti e corpi intermedi che non si vogliono misurare con i numeri o che rimangono ancorati a letture astratte del mondo del lavoro.

Biagi insegnava che bisogna muovere sempre da un principio di realtà: ascoltare e osservare per provvedere virtù ormai persa.

Alfredo Magnifico

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