Li hanno definiti in diversi modi; «Sdraiati», «fannulloni», «choosy», ma cosa vogliono, davvero, i giovani dal mondo del lavoro? La risposta è semplice: «La maggior parte dei giovani vuole ciò che desideravano i loro genitori e i loro nonni, ovvero un reddito dignitoso, la possibilità di progredire e una sicurezza sufficiente per costruirsi una vita.
Il problema, però, è che in pochi riescono a farlo, questo, succedeva anche prima della pandemia.
L’ultima generazione di giovani si è scontrata con ben due crisi economiche in dieci anni, si sono trovati a vivere, prima quella finanziaria e poi la recessione da coronavirus e come se non bastasse si sono dovuto sorbire anche fenomeni come la frammentazione del lavoro sul modello gig economy, i contratti iperflessibili senza tutele e rete di protezione, gli stage non retribuiti e i salari bassi.
La flessibilità si è tradotta spesso in precarietà, soprattutto in Italia,e non solo, anche nell’area euro, prima della pandemia, oltre la metà degli under 25 lavorava con contratti a tempo determinato, che poi, come il cane che si morde la coda, sono quelli che sono stati tagliati via subito non appena è arrivata la crisi Covid.
La competizione nel mercato non è mai stata così alta, anche chi ha un lavoro stabile, spesso, lo vive con ansia e trascorre le giornate interminabili di lavoro, con una crescente sovrapposizione tra tempo lavorativo e vita privata che finisce per danneggiare salute e relazioni. D’altronde, il 53% dei giovani sotto i trent’anni soffriva di stress già prima della pandemia.
Ai giovani per recuperare un pò di serenità e fiducia servono tre cose: più posti di lavoro, meno insicurezza e una cultura del lavoro più umana, nonostante l’alto numero di inattivi, l’aumento della disoccupazione tra gli under 50 italiani, con +39,2% fino a 34 anni e un picco di +52,5% tra i 35 e i 49 anni, è anche un segnale di chi si è rimesso alla ricerca di un lavoro ed è da qui che inizia la ripartenza: avere più posti di lavoro, promozioni e stipendi più alti nelle prime fasi della carriera, avrebbe ricadute sull’economia complessiva di un Paese.
Il Next Generation Eu dovrà avere come obiettivo principale quello di frenare la normalizzazione del lavoro precario tra i giovani.
In Italia a marzo si registra qualche contratto a termine in più, ma è impensabile gestire le transizioni occupazionali post Covid e la ripartenza solo con misure d’emergenza e sgravi occupazionali, quei giovani che Draghi ha citato più volte nel suo primo discorso al Parlamento, si aspettano molto dal Recovery Plan appena imbustato e spedito a Bruxelles.
Tra le misure previste c’è il finanziamento per l’acquisto della Prima casa con la garanzia statale per rendere finanziabile il 100% del mutuo per per i giovani,va bene questa misura ma le priorità sono altre, dall’orientamento scolastico all’apprendistato duale: «I giovani italiani possono continuare a vivere in affitto ancora per un po’.
Cambiamo il mondo del lavoro in cui si trovano ad arrancare, diamo loro più servizi, più sostegno e più opportunità, la casa, se vorranno, potranno comprarsela con o senza le garanzie statali.
Alfredo Magnifico