L’Istat dice che ad aprile 488 mila persone erano in cerca di occupazione, contemporaneamente le imprese cercavano 243 mila lavoratori che non trovavano: dato grosso modo costante, in termini percentuali, negli ultimi dieci anni, corrispondente a una cifra pari circa all’1% dell’occupazione.
Per giugno 2021 le imprese avevano esigenze assumere 560 mila lavoratori, che nel 30% dei casi sono di «difficile reperimento», nel 13% dei casi l’impresa non trova sul mercato le competenze richieste, nel 15% non trova candidati.
Il maggiore ostacolo all’incontro domanda-offerta di lavoro è dovuto, oltre all’inadeguatezza delle competenze, anche al fatto che le persone non rispondono alle ricerche di lavoro delle imprese,di questi; la grande maggioranza (383 mila) riguarda impiegati, professioni commerciali e dei servizi, operai specializzati e conduttori di impianti e macchine, professionalità di non difficilissimo reperimento, Non a caso il mismatch per competenze inadeguate varia dal 10% al 16%.
La mancanza di candidati va dal 30% al 36%, con punte altissime nel turismo-ristorazione, assistenza sociale in istituzioni o domiciliare, conduttori di mezzi di trasporto nonché operai manifatturieri, nella quasi totalità la causa del disequilibrio tra domanda e offerta (mismatch) non è la preparazione inadeguata, ma la mancanza di candidature (curiosa eccezione l’estetica dove invece prevale di gran lunga la mancanza di preparazione).
La ricerca di personale a bassa qualificazione; 84mila, di queste 50mila riguardano personale addetto alla pulizia, che generano una carenza del 21,6%, e facchini e corrieri (logistica) per un totale di oltre 15.000, con un carenza del 12%, determinata da insufficienza di preparazione, e che obbliga a ripensare a tutto il sistema dell’educazione-istruzione e a interventi rapidi e mirati per far fronte all’attuale specifica contingenza.
La mancanza di candidature di: farmacisti, medici, biologi è notoria,poiché sono figure quasi introvabili per problemi legati ai percorsi formativi insufficienti a soddisfare la domanda (numero chiuso), si tratta di numeri marginali (anche se poi importanti per il funzionamento della sanità).
La domanda si accompagna a condizioni economiche e di lavoro inaccettabili (600-800 euro al mese che si trovano spesso citati nelle richieste riportate nei social o sugli AAA dei quotidiani), la cosa sembra plausibile e certamente avviene, soprattutto in settori del mercato nei quali la domanda è rivolta a lavoratori non qualificati e per comparti in cui la presenza sindacale a tutelare l’applicazione dei contratti di lavoro è piuttosto rarefatta, e possono pullulare, nelle pieghe delle leggi, i cosiddetti “contratti pirata”, che danno una parvenza di legalità al dumping salariale. La carenza di candidature (circa 9mila unità su 91mila totali),sembra difficile ammettere che ricerche di lavoro così “piratesche” si estendono anche a qualifiche “rispettabili”, come conduttori di impianti nell’industria tessile e dell’abbigliamento (mismatch 27,3%) oppure tecnici informatici (31,6%), o ancora operai metalmeccanici ed elettromeccanici (28,7%), nelle quali il trattamento salariale è molto probabilmente quello contrattuale regolare.
La domanda di lavoro, stenta ad incontrare chi ha bisogno di lavorare; una nicchia di assistenzialismo: chi percepisce la cassa Integrazione, e spera che grazie al sindacato questo andrà avanti il più possibile, ha probabilmente trovato una nicchia comoda, magari condita da qualche lavoro in nero, e preferisce rimandare il più in là possibile la ricerca di un nuovo lavoro. È possibile che come afferma qualche osservatore che lo shock da lockdown abbia creato una “paura da lavoro” abbinata ad una richiesta di protezione patologica? Già un bel pezzo di Paese era orientato in questo senso.
Tuttavia la conclusione della riflessione è ancora più inquietante: se l’offerta di salari da fame riguarda solo una minoranza, se a salari o occupazioni “normali” la gente non si candida, come recupereremo una situazione normale?
Vero è che la cassa integrazione e il divieto di licenziamento non saranno eterni ma occorre superare quelle condizioni economiche e di lavoro inaccettabili che lasciano appetibili sostegni e assistenzialismo.
Alfredo Magnifico