L’economia va rimodulata con al centro la persona e il lavoro

Le varie crisi finanziarie che si sono abbattute negativamente sulla società con risvolti negativi sugli sviluppi economici e sociali, possono essere occasione per ripensare l’assetto globale dell’economia e della finanza.

Se lo sconquasso della finanza si riversa sul sistema economico la reazione deve partire dalla persona-lavoratore, salvaguardando la sua dignità, con l’adattamento dei sistemi di welfare e con il creare le condizioni per creare nuove opportunità di lavoro.

Ristabilire il principio della dignità della persona, deriva dal fatto che la persona umana in quanto centro e vertice di tutto ciò che esiste sulla terra è il fine di tutte le istituzioni sociali, di conseguenza il rispetto della persona umana si pone quale pilastro fondamentale per la strutturazione della società finalizzata interamente alla persona

In tempo di turbolenze economiche, vanno rinforzati e rinnovati i sistemi di protezione sociale della persona umana, affinché possa godere dei suoi diritti fondamentali messi in pericolo dalle turbolenze.

Il confronto fra le diverse misure messe in atto dai diversi sistemi di sicurezza sociale sarà senz’altro di grande utilità e potrà divenire fonte di politiche sociali nazionali più efficienti, adatte alle circostanze senza cadere  in  forme  di assistenzialismo.

Il lavoro è la chiave della questione sociale divenuta, ai nostri giorni, questione globale.

Il lavoro, riconosciuto ed apprezzato, è la chiave perché la singola persona possa uscire in modo sostenibile dalla povertà, oramai in agguato anche per intere categorie di famiglie che prima del manifestarsi della crisi si sentivano al sicuro.

Dal lavoro occorre ripartire per soddisfare la necessità di produrre beni in quantità sufficiente, di qualità adeguata, usando in modo efficace le risorse tecniche e materiali.

In definitiva, l’uomo è il protagonista dello sviluppo, non il denaro o la tecnica, ed è solo dall’impegno lavorativo che l’economia può rimettersi in marcia.

La prossimità della politica alle persone e alle famiglie, in modo speciale ai poveri, potrebbe essere messa a profitto immaginando e mettendo in atto in modo creativo sinergie con le iniziative promosse dagli apparati politici, sia nel campo del welfare sia in quello del lavoro.

La crisi può essere occasione di ripensare l’assetto del sistema economico e finanziario globale, di portare a termine quella revisione della governance globale sulla quale da anni, a diversi livelli, si va ragionando.

La necessità di questa revisione è resa manifesta dall’emergere di questioni venute alla luce con la globalizzazione, tra le quali le migrazioni, la questione ambientale, quella fiscale; tutte questioni che non trovano sufficienti piattaforme di confronto a livello globale.

Sul piano dei principi ispiratori di quello che si potrebbe definire un restauro, della governance:

·        l’esigenza obiettiva di attuare sufficientemente il bene comune universale, e cioè il bene comune dell’intera famiglia umana.

·        cooperazione internazionale nel campo economico e finanziario e dello sviluppo, richiede che, al di sopra della stretta logica del mercato, vi sia consapevolezza di un dovere di solidarietà, è centrale nella riorganizzazione del tessuto di un’economia mondiale che, come dimostra in negativo l’attuale crisi, si interseca sempre più.

·        La solidarietà favorendo una maggiore partecipazione ai processi decisionali tanto dei Governi dei Paesi sviluppati, quanto di quelli in via di sviluppo, tanto delle organizzazioni internazionali, quanto della società civile in generale.

·        Lotta alla povertà, riaffermando il principio della sussidiarietà, grazie al quale è possibile stimolare lo spirito d’iniziativa, base fondamentale di ogni sviluppo socioeconomico, dei Paesi poveri, perché a questi si possa guardare non come ad un problema, ma come a soggetti e protagonisti di un futuro nuovo e più umano per tutto il mondo

·        Riformulazione della governance dell’economia globalizzata – che non dovrà trascurare gli aspetti finanziari e fiscali, come da più parti e da più tempo si sottolinea – non avrà basi solide se non si fonderà sul principio della responsabilità, da tradurre in trasparenza, in accountability, in coerenza e coordinamento fra di loro e nei confronti sia dei Governi sia della società civile.

·        salvaguardare la coesione sociale, che è una condizione essenziale della sicurezza democratica e compito primario dei singoli Stati.

L’attuale crisi economica e finanziaria costituisce, una grave minaccia alla coesione, a causa delle dimensioni crescenti del divario fra ricchi e poveri di ogni Paese.

La pace, di cui tutti siamo propugnatori “trova il suo fondamento nell’ordine razionale e morale della società… si fonda su una corretta concezione della persona umana e richiede l’edificazione di un ordine secondo giustizia e carità-

Alfredo Magnifico

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