Dal rapporto Ocse emerge che il mercato del lavoro e il sistema pensionistico non stimolano le donne a dedicarsi alla cura dei bambini. Italia, Germania, Islanda e Portogallo sono i Paesi europei dove una donna che trascorra cinque anni fuori dal mercato del lavoro per badare ai propri figli subirà, una volta in pensione, le conseguenze più pesanti in termini di abbassamento dell’importo dell’assegno, laddove in almeno un terzo dei Paesi Ocse una aspettativa quinquennale non avrebbe il minimo effetto sui trattamenti pensionistici futuri. L’Italia è inoltre uno dei membri dell’Ue (insieme a Ungheria, Slovacchia e Repubblica Ceca) dove si registra il tasso di occupazione minore tra le donne con almeno tre figli.
Il periodo di congedo per maternità concesso alle lavoratrici italiane, non solo è abbondantemente inferiore alla media Ue ma è accompagnato dalla scarsità di forme di congedo parentale per gli uomini. L’Italia, è tra i pochi Paesi a concedere contributi figurativi per chi ha figli a carico, anche qualora non interrompa l’attività lavorativa, contributi destinati a crescere con l’aumentare del numero dei figli.
Alfredo Magnifico
Le mamme italiane tra le più penalizzate
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