Tasse , licenziamenti facili, precariato, disoccupazione sono passati in seconda fila, in un Paese che si trova in fondo alle classifiche europee sull’occupazione ,l’ultimo spauracchio italiano è la pensione a 67 anni, il che è quantomeno ironio. In media, siamo tra gli stati nei quali i lavoratori rimangono attivi per meno anni, si tratta della media “del pollo”, tra chi non ha mai lavorato e chi lo ha fatto o lo fa per 40 anni.
Non è un caso che, in Italia, con le sue distorsioni nel mercato del lavoro, ci sia questa avversità all’innalzamento dell’età pensionabile.
Sarebbe molto più sopportabile lavorare fino a tarda età con un orario part time, peccato che sono occupati part time tra i 55-64enni il 24% tra le donne e del 6,7% tra gli uomini, lontani dalla media europea che è del 35,7% e del 10,6% rispettivamente.
In Italia vi è la maggiore differenza tra il ricorso al part time tra i lavoratori più anziani e la media, soprattutto tra le donne, al contrario nel resto dell’Europa si è cercato di accorciare il tempo di lavoro man mano che l’età avanza.
Stesso discorso per (smart working) il lavoro da casa, che placherebbe le paure di chi non se la sente di fare una vita da pendolare sopra i 60 anche in questo caso tra Italia e i Paesi più avanzati d’Europa c’è un gap che appare incolmabile, siamo a fondo classifica, dietro a Grecia e Paesi Baltici, Il 21,5% di olandesi sopra i 55 anni,che lavorano da casa ogni tanto, e il 15,7% che lo fanno solitamente, sono lontanissimi dal nostro 5,1% totale.
Tra 55 – 64enni laureati figuriamo, inesorabilmente, indietro, non raggiungiamo il 20% contro una media UE che sfiora il 29%, ovviamente è più facile ottenere di lavorare da casa in mansioni svolte da laureati, svolgere lavori fisicamente più leggeri, con maggiore soddisfazione personale, che non siano un peso neanche a 67 anni.
Con lavori poco remunerativi e appassionanti, full time fino a tarda età, senza possibilità di svolgerli da casa propria, il traguardo della pensione diventa l’unico che realmente conta, siamo il Paese in cui meno occupati,hanno un secondo lavoro legale (il nero è un’altra storia), 6 volte meno della Danimarca ,forse con un secondo impiego, magari più leggero, è possibile scivolare gradualmente verso il pensionamento abbandonando il primo.
Sarebbe più facile estendere l’età pensionabile se in un nucleo familiare lavorasse più di un membro,siamo il Paese in cui tra le donne oltre i 55 anni è maggiore la differenza nel tasso d’occupazione tra chi vive in coppia e chi da sola. Ovvero se si è in coppia si lavora meno, molto meno, lo fa solo il 36,3% contro il 51,1% di chi è single.
Gran parte delle donne di quell’età oggi è sposata, e a differenza che nel resto d’Europa, siano decisamente meno le famiglie in cui lavorano marito e moglie e in cui quindi uno può, volendo ed essendoci le condizioni, smettere di lavorare un po’ prima dell’età pensionabile affidandosi al reddito dell’altro.
Più laureati, più lavoratori part time, più smart working, o semplicemente più occupati, più lavoratori che paghino i contributi e possano mantenere in tarda età un partner che si ritira prima, e forse passa la paura della pensione a 67 anni,o diminuisce e magari non diventa il macigno che incombe sulle sedi dei partiti alle prese con la redazione delle nuove promesse in vista del voto del 2018.
Alfredo Magnifico
Lavoro/ l’ultimo spauracchio italiano è la pensione a 67 anni
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