L’Adoc richiede interventi strutturali per il “Caro energia”

Il ministro Roberto Cingolani ha dichiarato che nel prossimo trimestre ci si attende che la bolletta dell’energia elettrica possa aumentare del 40%. La dichiarazione arriva dopo che nello scorso trimestre il prezzo dell’elettricità era aumentato del 20 per cento, ma il governo italiano era intervenuto stanziando 1,2 miliardi di euro per mantenere l’incremento dei prezzi delle bollette al di sotto del 10 per cento.

L’Adoc auspica che nelle prossime settimane possano essere valutate soluzioni simili in vista dei nuovi aumenti. Quali sono i motivi che hanno portato a un aumento del genere?
Le aziende dopo essersi fermate a causa del Covid riprendono la produzione a pieno regime quindi la domanda di energia si impenna, dunque aumenta anche il costo del gas, fonte principale dell’elettricità.

Quindi il prezzo del gas a livello internazionale aumenta, perché aumentano anche i prezzi dei certificati della CO2 e perché cresce la domanda legata all’elettrificazione dei consumi.

Un ulteriore fattore è l’aumento dei prezzi dei permessi per emettere anidride carbonica, che le aziende si scambiano attraverso l’Emission trading system europeo. I permessi sono rilasciati dalle autorità europee in numero limitato e vengono poi scambiati tra le aziende, con quelle meno inquinanti che possono vendere i propri alle industrie che producono più emissioni. Periodicamente la quantità di permessi viene ridotta, proprio per incentivare il passaggio a produzioni più sostenibili, e di conseguenza il loro prezzo
aumenta.

Gli aumenti da inizio anno hanno avuto ripercussioni sulle società che producono energia da combustibili fossili, che a loro volta scaricano poi parte dei costi nella bolletta.

La bolletta elettrica si compone di quattro voci: la componente energia (circa il 38.5 % del totale), le spese per il trasporto e la gestione del contatore (19.2 %), gli oneri di sistema (20.1%) e le imposte (13%). (Fonte: Arera).

Quella degli oneri di sistema è probabilmente la più controversa, dal momento che racchiude una serie di costi quasi mai coerenti con la produzione e la distribuzione dell’energia elettrica. Nel dettaglio: messa in sicurezza del nucleare e misure di compensazione territoriale; incentivi alle fonti rinnovabili e assimilate; copertura delle agevolazioni tariffarie riconosciute per il settore ferroviario; sostegno alla ricerca
di sistema; copertura del bonus elettrico; copertura delle agevolazioni per le imprese a forte consumo di energia; integrazioni delle imprese elettriche minori e promozione efficienza energetica.


“Una serie di oneri impropri che andrebbero eliminati, impegno richiesto dall’Unione Europa per l’approvazione del Recovery Fund. Alcune delle misure finanziate finora con gli oneri di sistema sono destinatarie di fondi specifici del Piano nazionale di ripresa e resilienza (Pnrr). Per dare un ordine di idee, gli incentivi alle fonti rinnovabili pesano per 14 miliardi sui 40 totali che nel 2020 hanno rappresentato il cumulo delle bollette per l’energia elettrica in Italia.

La soluzione potrebbe essere che tutte le altre voci non pertinenti andrebbero trasferite sotto la fiscalità generale.” – le dichiarazioni di Roberto Tascini, Presidente Adoc Nazionale e Nicola Criscuoli presidente regionale.

L’Adoc propone di scaricare questi costi, in particolare gli oneri di sistema, sulla fiscalità generale per alleggerire la bolletta e a tal riguardo propone maggiore chiarezza da parte delle compagnie che devono chiarire che il risparmio, spesse volte promesso ai consumatori, non riguarda il totale della bolletta ma solo la componente energia che rappresenta oramai solo un terzo del costo della bolletta.

“L’unica soluzione per combattere il fenomeno – proseguono dall’Adoc – è nella transizione energetica che va accelerata”. Una transizione che oggi è davvero possibile: la capacità mondiale di energia rinnovabile è aumentata al 36,6% del totale.

Altro problema che secondo l’Adoc andrebbe affrontato è quello dell’Iva. “Una vera e propria tassa sulla tassa, applicata anche agli oneri di sistema e applicata in maniera disomogenea. Basti pensare che è applicata al 10% per i consumi di gas fino a 400 mq e al 22% per i consumi superiori”, proseguono Tascini e Criscuoli.

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