I dati del 51° rapporto sulla situazione sociale italiana (Censis) offrono una fotografia nitida della nostra società, con note positive, gli indicatori economici sono in aumento, eccetto quello relativo agli investimenti pubblici.
La produzione industriale ha avuto un incremento del 2,3% nei primi sei mesi di quest’anno meglio di Germania e Spagna che hanno segnato +2,1%, dell’1,9% del Regno Unito e dell’1,3% della Francia.
Vola l’export, nel 2007 le aziende erano 10 mila in meno rispetto al 2016 quando sono arrivate a quota 215 708.
Tra il 2013 e il 2016 la spesa destinata ai consumi è aumentata del 4% non solo per i beni di prima necessità ma per prodotti e servizi volti a migliorare la qualità della vita, vacanze, cinema, teatro, mostre, consumo di cibo in ristoranti e trattorie e acquisto di accessori, inoltre tra il 2007 e il 2016 sono stati spesi il 12,5 % in più per servizi culturali e ricreativi e sono aumentati i visitatori dei musei, gli spettatori al cinema e gli acquisti di device digitali.
L’Italia nel 2016,sul piano del turismo ha visto 117 milioni di arrivi e 403 milioni di presenze, grazie alla componente straniera pari a quasi la metà del totale, il 78,2% dichiara di essere molto o abbastanza soddisfatto della propria vita.
Questi numeri del Censis, invece, fanno riflettere;il 62,1% dei benestanti, il 65,4% della classe media e il 71,5% di chi ha minore disponibilità economica teme il declassamento sociale, ovvero, il 71,4 % dei più ricchi, l’83,5% della classe media e addirittura l’87,3% di chi ha meno possibilità economiche ritiene che sia difficile cambiare la propria collocazione nella scala sociale, anche i millennials sono sfiduciati in questo senso la stragrande maggioranza la pensa allo stesso modo.
Scarsissima la fiducia nei partiti (84%) nell’Esecutivo (78%), nel Parlamento (76%) e nelle Istituzioni locali (70%), anche i sindacati hanno assistito tra il 2015 e il 2016 a un crollo di fiducia e a una riduzione degli iscritti.
Questo sarebbe il momento della cura delle aspettative invece sulla la situazione sociale, politica ,economica italiana viene percepito ,uno scenario caratterizzato da uno scetticismo dilagante scaturito in rancore.
Il rancore sfocia nel populismo che rischia di diventare maggioranza culturale e politica, i dati positivi di questi anni non bastano a risolvere il contrasto stridente tra aspirazioni e mancata mobilità sociale.
La mancanza di futuro è la povertà più grande che attanaglia in questo momento l’Italia e genera rabbia e risentimento.
La popolazione si sente abbandonata e chiede un nuovo legame sociale tra generazioni, occorre riconoscere di essere tutti sulla stessa barca, organizzare bene l’equipaggio, dotarsi degli strumenti necessari, liberarsi dei pesi inutili.
La speranza è di vedere qualcuno che non abbia paura di parlare al Paese facendogli capire che ci si può salvare solo insieme, avviandosi su un percorso che richiede tempo e costanza per riaprire il futuro.
Questo è il momento della cura delle aspettative, dell’ascolto, della riscoperta di un dialogo per non disperdere quello che di buono è stato fatto, ci sono in questo Paese una ricchezza di persone costruttive che hanno voglia di fare e di mettersi in gioco, non solo rancorosi, compito della politica unire queste persone.
La politica dovrebbe cominciare a interloquire e ad ascoltare, invece non lo sta facendo per rincorrere i diversi rancori con una competizione al massimo ribasso.
Primo compito; evitare sproloqui inutili, trasformare il rancore in energia costruttiva e propositiva, attraverso l’ascolto, questo spetta a tutti ,innanzitutto alla politica.
Alfredo Magnifico
La mancanza di futuro è la povertà più grande che attanaglia in questo momento l’Italia e genera rabbia e risentimento
Commenti Facebook