La corruzione ha effetti devastanti e blocca l’economia

Il Procuratore Generale della corte dei Conti ha lanciato l’allarme contro il dilagare della corruzione, sottolineando che gli interventi in campo non solo non bastano ma soprattutto non funzionano ed hanno effetti “devastanti” sull’economia.
Da una parte si ha un ritmo di crescita “troppo modesto”, dall’ altra dalla spending review non arrivano risultati di sostanza, questo scenario non permette di mandare in pensione le politiche di “rigore”.
La criticità del sistema alimenta la corruzione, fenomeno diffuso a piovra, che rende insufficienti le misure adottate.Il procuratore generale punta il dito contro il ginepraio dei controlli “interni” ed “esterni”, “preventivi” e “successivi”. Un “non sistema”, dove dominano “complessità” e “incongruenze”e le “zone grigie” proliferano. Frodi e ogni altro genere di raggiri si annidano nei settori in cui più alto è il livello di spesa, dalla sanità alle infrastrutture pubbliche, con forti risvolti distorsivi.
Occorre “un approccio più sostanziale”, una strategia “sistematica” che non si fermi davanti a impostazioni dottrinarie, che seppure “fondate in astratto” risultano “inadeguate in concreto”,a questo si aggiunga che c’è anche una questione etica da recuperare e nessuna breccia si è aperta nel ‘muro’ della spesa pubblica.
Le misure messe in atto “non hanno prodotto risultati di contenimento” a livello complessivo, facendo notare “la centralità” della Consip nelle politiche di contenimento,anche se è emersa nel corso degli anni l’esigenza di una verifica dei risultati, più rispondenti ai dati reali, mentre l’acquisizione di beni e servizi risulta ancora in prevalenza effettuata con il ricorso alla procedure extra Consip.
E’ essenziale che il nostro Paese mostri una ferma determinazione a perseguire una duratura riduzione del debito pubblico. L’alternativa non c’é: “un rinvio del percorso di aggiustamento si rivelerebbe oneroso e permanente”.
L’elemento di maggiore vulnerabilità dell’economia italiana” è l’elevato livello del debito pubblico, ben di più di quanto non derivi dai vincoli fissati con le regole europee” la necessità di ‘tirare la cinghia’. A proposito di debiti, i magistrati registrano ancora ritardi nei pagamenti alle imprese, nonché “il formarsi di significativi debiti fuori bilancio 2 miliardi nei ministeri.
E anche stavolta fa capolino il richiamo alle “criticità” dovute “al mancato utilizzo delle risorse” derivanti dai fondi Ue “nei tempi previsti”.Il Paese deve recuperare in termini di Pil, per cui è in ritardo rispetto alla ripresa in atto negli altri principali partner europei è importante che si prosegua nell’attività di contrasto all’evasione, che vede ancora l’Italia collocata in una posizione non favorevole nel confronto internazionale.ù
Alfredo Magnifico

 

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