Da quando ho varcato la soglia della Cisl per la prima volta nel lontano 1977, mi è stato insegnato che era indispensabile, accogliere con disponibilità all’ascolto la persona che ti stava di fronte, perché se era seduto di fronte a te aveva di sicuro un problema e poi per le assemblee sui posti di lavoro cercare di capire quale era la condizione dei lavoratori dipendenti dei contratti che dovevi gestire.
I dati che vengono sfornati quotidianamente ci fanno intravedere le difficoltà, le sofferenze e i problemi che pesano sulla condizione dei lavoratori dipendenti, ne faccio un elenco cercando di evitare di attizzare polemica ma di provare a far aprire gli occhi a chi è rassegnato e tentare di controbattere chi continua a ripetere:” tutto va bene madama la marchesa.”
Gli stipendi in Italia sono tra i più bassi dell’Unione Europea, con rinnovi contrattuali e di conseguenza aumenti salariali che spesso non tengono il passo con l’inflazione
L’Italia è l’unico paese dell’OCSE dove i salari sono diminuiti negli ultimi 30 anni, con un crollo del potere d’acquisto del -22% nel 2022 rispetto al 2019.
La legge di bilancio 2025 include misure per ridurre il cuneo fiscale, con una parte significativa delle risorse destinate a incrementare gli stipendi dei lavoratori dipendenti, specialmente quelli con redditi fino a 40.000 euro annui.
Ci sono stati incrementi nelle detrazioni fiscali ed esoneri contributivi per lavoratrici madri e incentivi per le nuove assunzioni, senza però, una progettualità di finanziamento a famiglie e a lavoro povero.
Il mercato del lavoro italiano presenta una forte differenziazione tra settori, con occupazioni più stabili e ben retribuite prevalentemente maschili e nel settore dell’export, mentre le donne sono spesso impiegate in posizioni a part-time involontario, specialmente nel terziario
Ci sono segnali negativi di crisi industriale che mettono a rischio 120.000 posti di lavoro stabili, che potrebbero essere sostituiti da lavori a basso salario e precari.
La legge di bilancio introduce l’esonero contributivo per lavoratrici madri, bonus per la natalità, e l’aumento dell’indennità di congedo parentale,anche qui si tratta di sussidi a singhiozzo senza alcuna visione organica e di prospettiva.
L’occupazione femminile è più bassa rispetto alla media UE, con un tasso di occupazione al 55% contro il 69% della media europea, e con un enorme divario salariale tra uomini e donne.
C’è una percezione diffusa di aumento della precarietà, con orari di lavoro cresciuti e condizioni lavorative peggiorate.
Il ruolo del sindacato, ha perso mordente ed attua una politica di rottura tra organizzazioni, si può tranquillamente dire che ha cambiato ruolo, da sindacato di piazza a sindacato di palazzo ed è alquanto criticato dai dipendenti e dai pensionati, la critica afferma che la loro azione oggi non è sufficiente a migliorare le condizioni lavorative.
In sintesi, mentre si afferma che sono state prodotte norme per migliorare la situazione dei lavoratori dipendenti attraverso leggi e incentivi fiscali, nella realtà per molti lavoratori italiani la loro condizione continua a essere segnata da bassi salari, precarietà e disuguaglianze.
La condizione dei lavoratori e delle lavoratrici dipendenti in Italia nel 2025 presenta una serie di sfide e cambiamenti significativi;
Con gli stipendi più bassi dell’Unione Europea, aumenti salariali che non tengono il passo con l’inflazione, i salari che sono diminuiti negli ultimi 30 anni, con un calo del potere d’acquisto ,con un -22% nel 2022 rispetto al 2019.
La legge di bilancio 2025 include misure per ridurre il cuneo fiscale, con una parte significativa delle risorse destinate a incrementare gli stipendi dei lavoratori dipendenti, specialmente quelli con redditi fino a 40.000 euro annui, non bastano gli incrementi delle detrazioni fiscali, o gli esoneri contributivi per lavoratrici madri o incentivi per le nuove assunzioni, rappresentano la goccia in mezzo al mare.
Il mercato del lavoro si presenta con forte differenziazione tra settori, da una parte occupazioni più stabili e ben retribuite per uomini e settore dell’export, dall’altra le donne con salari più bassi con posizioni part-time involontario, specie nel terziario.
Ci sono,inoltre, segnali di crisi industriali che mettono a rischio 120.000 posti di lavoro stabili, che forse saranno sostituiti da lavori a basso salario e precari.
L’occupazione femminile è significativamente più bassa rispetto alla media UE, con un tasso di occupazione al 55% contro il 69% della media europea, e con un divario salariale tra uomini e donne.
C’è una percezione diffusa di un aumento della precarietà, con orari di lavoro cresciuti e condizioni lavorative peggiorate .
In sintesi, mentre si afferma che sono state prodotte norme per migliorare la situazione dei lavoratori dipendenti attraverso leggi e incentivi fiscali, nella realtà pratica per molti lavoratori italiani la loro condizione continua a essere segnata da bassi salari, precarietà e disuguaglianze.
Alfredo Magnifico