La “bufala” dei contratti privati

In Italia i contratti scaduti e non rinnovati riguardano circa otto milioni di lavoratori intorno al 56% del totale dei lavoratori.

Questa situazione è chiaramente frutto di una debolezza delle tre organizzazioni sindacali.

Raccontare la favola che esistono centinaia di contratti pirati con la finalità di;spogliare i lavoratori, concordare dumping salariale e normative con padroni disonesti è una favola raccontata male, a conferma di questa favola i soloni citano il numero di contratti depositati al CNEL oltre mille,di cui 976 nel settore privato.

162 (il37,3%) sono i contratti sottoscritti dalle tre organizzazioni sindacali CGIL, CISL e UIL che coprono 12.517,049 lavoratori e 272 contratti il 62,7% firmati da sigle sindacali diverse dai confederali e coprono 387.000 lavoratori (3%)..

Questi contratti non sono definibili pirati perché riguardano lo 0,3%dei lavoratori per 44 unità.

La legge e successivamente gli accordi sulle RSU diede la possibilità anche a sindacati autonomi di partecipare a votazioni per le elezioni dei consigli di azienda, quindi sì verifica che tutti questi sindacati per avere legittimità sottoscrivono per adesione e depositano al CNEL gli stessi contratti sottoscritti da CGIL, CISL e UIL che rifiutano al tavolo di trattativa altre esperienze sindacali e non danno la disponibilità a far sottoscrivere le stesse in un unico contratto.

I contratti sono gli stessi, cambiano solo le sigle sindacali che le sottoscrivono,ecco perché i contratti nazionali proliferano ma non sono a remissione per i lavoratori.

Il ruolo del CNEL potrebbe essere anche quello di verificare se i contratti depositati sono frutto di pluralismo contrattuale o di pratica sleale, personalmente sono convinto della prima ipotesi.

Ogni contatto-tutti- dovrebbe avere un codice alfanumerico da riportare sui documenti che i datori di lavoro devono inserire nelle comunicazioni all’INPS riguardanti i propri dipendenti.

Questo avrebbe una doppia funzione:

– mappare i contratti applicati,

-conteggiare la vera rappresentatività,ma questa è un’altra storia e qui il Re ( CGIL-cisl e UIL) potrebbe essere nudo, altrimenti non si spiega perché si sono sempre opposti e sono stati sempre contrari..

I salari dei contratti di lavoro sono stati sempre preso a riferimento dai giudici del lavoro ex art.46 della costituzione, anche se oggi qualche magistrato emette sentenza che vede stravolto anche il salario contrattuale.

Sono convinto che il salario minimo per legge potrebbe cambiare questo orientamento giurisprudenziale.

In alcuni settori non si rinnovano contratti nazionali da anni causa la debolezza dei sindacati tradizionali,e una forte crescita di sindacalismo autonomo o di base.

Ben venga una sede terza dove tutti possono partecipare al rinnovo dei contratti, quando iniziai la mia attività sindacale,nel lontano 1977, era il ministro del lavoro a tirare le fila, ora potrebbe essere il CNEL a regolamentare,orientare, razionalizzare il mondo del lavoro sempre più povero e tendente alla deriva.

Alfredo Magnifico 

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