recenti dati Ocse sul lavoro fanno emergere alcuni risultati sorprendenti che confermano,visti i risultati delle rispettive economie,come la quantità di lavoro svolto non sempre corrisponde,necessariamente, ad un livello di crescita corrispondente. La dimostrazione pratica è che ogni giorno i lavoratori italiani dedicano alla loro occupazione in media un’ora e mezza in più dei loro colleghi tedeschi,che vantano il ‘record’ di lavoratori meno impegnati al mondo: appena 1363 ore l’anno mentre da noi il totale è di 1730, 367 ore in più, su un anno lavorativo di 220 giornate la differenza è fra un impegno quotidiano di 7,8 ore per noi e di 6,2 per i tedeschi. Negli ultimi anni il carico medio per i lavoratori della Germania,con un boom economico quasi ininterrotto,è sceso dal 2000 a oggi di 89 ore (allora erano 1452),mentre in Italia diciassette anni fa si lavoravano 1851 ore l’anno ma nel 2014 si era scesi a 1717, il minimo storico. La conferma della distanza fra Pil e lavoro arriva anche dal confronto con la Grecia, anch’essi stakanovisti infatti servono tre lavoratori tedeschi per fare quello che fanno due greci,ad Atene ogni anno si passano in fabbrica o in ufficio in media 2035 ore, che fanno 9 ore e un quarto al giorno. L’Ocse evidenzia i problemi di produttività delle economie del Sud Europa (gli spagnoli sono a 1695 ore l’anno e i portoghesi a 1842), al nord pur lavorando molto poco se la cavano benissimo gli olandesi (1430 ore l’anno) e i norvegesi (1424),mentre la condizione meno invidiabile è quella dei lavoratori messicani che hanno un carico annuo di 2255 ore, quasi il 50 per cento in più rispetto a un tedesco,unica consolazione (si fa per dire) è che nel 2000 erano 2311 ore, 56 in più, mentre un’altra economia latino americana, molto più liberista, quella del Cile, è riuscita a registrare un calo dell’impegno lavorativo assai più forte, passando dalle 2263 ore del 2000 alle 1974 dello scorso anno. I dati Ocse mostrano come con il calo da 37,4 a 35,5 ore settimanali – i lavoratori italiani si trovano più o meno nella posizione in cui erano i colleghi tedeschi nel 2000: allora in Germania si lavoravano 35,7 ore a settimana, oggi si è scesi a 34,5, I greci danno una ‘lezione’ ai tedeschi con 39 euro lavorate a settimana,a livello europeo il record (negativo) è dei polacchi con 39,9 ore,che precedentemente era di 40,2 ore nel 2001 e oggi è quasi identica. Nello stesso periodo i lettoni sono riusciti a ridurre il tempo passato al lavoro di quasi 3 ore e mezza (da 42,2 a 38,9)al contrario la vera pacchia è quella dei danesi, che vantano la settimana lavorativa più corta al mondo: 32,1 ore a settimana, il tutto con stipendi altissimi e una qualità di vita invidiabile, al contrario di turchi e colombiani che ogni settimana passano al lavoro 47,9 ore,da questo si può dedurre che non è il lavoro, ma il valore aggiunto a generare il benessere di una società.
Alfredo Magnifico