Il presidente dell’Istat Giovanni Alleva in audizione alla camera ha tracciato una fotografia del mondo giovanile italiano ed è venuto fuori,cosa ormai risaputa,che almeno all’inizio della carriera il lavoro precario coinvolge di più i laureati ovvero chi ha una formazione culturale più alta.
Il lavoro precario,pomposamente definito lavoro atipico,è più diffuso tra i giovani che vanno dai 15 ai 34 anni,dai dati forniti risulterebbe che circa un occupato su quattro svolge un lavoro a termine o una collaborazione.
La piaga del lavoro atipico si sta espandendo anche tra i lavoratori adulti o persone che hanno responsabilità familiari,nel 2016 un terzo degli atipici ha tra i 34 e i 49 anni con un’incidenza sugli occupati del 8,9,mentre tra le donne il 41,5 delle occupate con lavoro atipico è madre.
La vera preoccupazione che dovrebbe essere nel pensiero di chi governa e che l’occupazione atipica al primo lavoro è diffusa anche per i titoli di studio secondari superiori e universitari e cresce all’aumentare del titolo di studio,essendo pari al 21,2%per chi ha concluso la scuola dell’obbligo e al 35%per chi ha conseguito un titolo universitario.
Alfredo Magnifico