Dall’indagine Acri-Ipsos, organizzata dall’Associazione delle fondazioni di origine bancaria e delle casse di Risparmio, “Risparmio è Sostenibilità” emergono dati secondo i quali la crisi è ancora lunga da superare mentre il pessimismo è in serio aumento, il 39% sono pessimisti avvertendo il rischio di nuova crisi nei prossimi 3 anni, mentre il 24% sono ottimisti , segnalando un aumento di quanti riescono a mettere da parte qualcosa, senza troppe rinunce, rafforzando l’immagine degli italiani che continuano a essere formiche, non per necessità ma per scelta.
Al momento di investire per il 35% ideale è non investire,(+5%) rispetto al 2018 e al massimo dal 2001 (+21%), anche se gli italiani che risparmiano faticano a trovare l’investimento ideale. La liquidità nei portafoglio è ancora elevata, stabile la preferenza per il mattone e torna il risparmio gestito: il 55% dei cittadini (+7% sul 2018) riesce a risparmiare senza troppe rinunce, segno di ritorno alla normalità economica delle famiglie e con lentezza, continua a farsi strada, una maggiore rilassatezza nei consumi.
Aumentano le famiglie che risparmiano (42%) si riducono del 16% le famiglie in saldo negativo, (-6% sul 2018), che devono ricorrere a prestiti o a risparmio accumulato, accertat a una maggiore capacità di far fronte a spese impreviste, il 79% non ha difficoltà per una spesa di mille euro (era il 78%), il 39% per spesa di 10 mila euro (il 36% un anno fa). La capacità di risparmio resta stabile nei prossimi 12 mesi, si allarga la distanza tra chi vive in una situazione positiva e chi è in difficoltà.
Il 59% è soddisfatto della propria situazione economica, (+4% sul 2018 e +17% sul 2013), miglior dato dopo quello del 2001 (65%), il 24% ritiene che la propria situazione migliorerà nel corso del 2020, mentre il 14% è pessimista, questi dati positivi non devono far dimenticare che quasi 1 famiglia su 5 è colpita da crisi in, almeno, uno dei componenti il nucleo familiare (18%), in riduzione (nel 2018 era il 24%).
I consumi in progressivo recupero, trainati da telefonia (+16%), elettronica (+8%), spese per auto e spostamenti (+6%), prodotti alimentari e casa (+6%), e dal continuo aumento del ricorso ai farmaci (+34).
I dati Istat segnano un aumento alla propensione al risparmio ,nel secondo trimestre +9%, dall’8% del primo trimestre, tornando a livello del 2011 prima dell’impennata dello spread, resta lontano dal picco di oltre il 14% del 2005, vigilia dello scoppio della crisi finanziaria Usa.
Persiste la predilezione degli italiani alla liquidità (63%), per affrontare un contesto incerto, (tra il 37%- 48%); 26% per un progetto futuro o perché eticamente corretto (9% dal 14% del 2018), il risparmio viene dirottato in liquidità per ridotta facilità di trovare investimenti ideali e per la diffidenza verso norme ed istituzioni che lo tutelano (60% ritiene non adeguatamente tutelato).
Per il 35% ideale è non investire ma tenere i soldi o spendere, in aumento del 5% rispetto al 2018 al massimo (nel 2001 era al 21%), scende del 6% l’attrazione verso titoli considerati sicuri, ideali per il 25%, stabili mattone 33% e investimenti più rischiosi 7%, aumentano correntisti (85%, + 4% rispetto al 2018) e risparmio gestito (16%, + 4 punti).
Il 71% è aggiornato sulla sostenibilità, che produce più investimenti azionari: il 52% è attento ai consumi, il 36% agli investimenti; 3 italiani su 4 (74%) sono convinti che le aziende dovrebbero essere sostenibili, nel 2016 avevano idea di cosa fosse sostenibilità solo il 12% degli italiani, oggi il 36%.
Gli italiani attraversano un periodo confuso, con la sensazine di un Paese che non è uscito dalla crisi e vede, all’orizzonte, nubi non rassicuranti sul piano economico e della sostenibilità del modello di sviluppo, questa sensazione è bilanciata dalla constatazione che negli ultimi 4-5 anni le cose siano migliorate, per cui si riesce a vivere il quotidiano con maggiore tranquillità. Il 59% pensa che il pianeta stia fronteggiando un’emergenza ambientale e sociale, il 20% è preoccupato per l’ambiente, il 12% per le disuguaglianze, mentre l’8% ritiene che gli eventi siano normali e non ci sarebbe da preoccuparsi più di tanto.
Vi è sensazione che la crisi sia lunga da superare (cinque anni?) aumenta il pessimismo sull’Italia (39%) contro il 24% di ottimisti; si riduce la fiducia nell’economia europea e mondiale (l’europea il 28% di ottimisti contro il 29% di pessimisti, mondiale ottimisti e pessimisti sono al 25%, un anno fa gli ottimisti sopravanzavano i pessimisti di 7 punti percentuali), pessimismo diffuso in tutti i Paesi occidentali.
Il 49% ripone fiducia nell’Unione Europea, mentre il 51% ne ha poca, questa bassa fiducia aleggia da anni, dati Eurobarometro di giugno 2019 (il 55% non si fida dell’Ue), mentre per il 65% andrà nella giusta direzione: dato è in forte crescita rispetto al 2018 (+14%), si contrappone al 24% che ritiene l’Europa stia andando nella direzione sbagliata.
Le negatività nei confronti dell’euro si attenua il 37% è a favore, i giovani ritengono che, in prospettiva, sia imprescindibile (65% rispetto al 60% del totale, in crescita di 4 punti dallo scorso anno, +13% dal 2013).
Alfredo Magnifico