Italia in declino, crescono: disoccupazione, disparità e futuro senza giovani

Il rapporto 2024 del Cnel traccia un quadro allarmante della relazione tra demografia e forza lavoro in Italia.

La realtà è impietosa: la popolazione attiva diminuisce costantemente, aggravando le tensioni sul sistema economico e sociale, un declino che, se non affrontato con urgenza, rischia di trascinare il Paese in una spirale di impoverimento strutturale.

L’Italia, ha una natalità ferma da decenni sotto il livello di sostituzione generazionale, gli under 15, un tempo forza rigenerativa, sono stati superati dagli over 65 già negli anni ’90,l’inverno demografico” si traduce in un crollo della fascia 15-34 anni, la vera linfa vitale del mercato del lavoro.

La riduzione non è stata compensata da politiche di sostegno strutturale alla natalità o dall’immigrazione qualificata, la popolazione in età lavorativa potrebbe scendere sotto i 40 milioni entro il 2050.

Gli occupati sono aumentati nell’ultimo decennio, ma la crescita è trainata quasi esclusivamente dagli over 50, gli occupati under 35 rappresentano meno del 18% del totale, contro il 27% di inizio secolo. Un segnale di allarme è l’assenza di un piano per valorizzare questa fascia, lasciando che il sistema produttivo continui a dipendere da lavoratori sempre più anziani, con inevitabili ricadute su produttività ed efficienza.

Il Mezzogiorno registra tassi di occupazione tra i più bassi d’Europa, la Sicilia, con un tasso inferiore al 50%, è l’emblema di un Sud che fatica a risollevarsi, le donne italiane lavorano meno delle loro omologhe europee, con un gap di circa 20 punti percentuali rispetto agli uomini. Senza un deciso intervento su conciliazione lavoro-famiglia e politiche di inclusione, questo squilibrio rischia di aggravarsi ulteriormente.

Sarebbe indispensabile attrarre e integrare lavoratori stranieri per compensare il declino demografico, ma con politici del nostro calibro,  l’Italia si distingue negativamente per politiche frammentarie e per la mancanza di una strategia di lungo termine.

Nel 2024, il saldo migratorio è ben al di sotto dei livelli necessari a sostenere il mercato del lavoro, complice anche la crescente fuga di giovani italiani verso l’estero.

Con la popolazione sempre più anziana e la forza lavoro ridotta, la produttività rischia di diventare l’unico motore di crescita economica, il sistema che già oggi fatica a competere con le economie più avanzate, dovrebbe effettuare investimenti massicci in tecnologia, formazione e innovazione, tuttavia, il ritardo accumulato è tale da rendere questa strada estremamente complessa.

Il Cnel offre alcuni palliativi che oserei definire il pannuccio per curare la febbriciattola: il potenziamento dell’occupazione femminile, il rafforzamento dei percorsi formativi e una gestione più efficace dei flussi migratori.

Senza una visione strategica di lungo periodo e a largo raggio quale attrarre le giovani intelligenze emigrate,  un salario degno, formazione a tappeto sui Neet, il rischio è che l’Italia si troverà intrappolata in uno scenario di declino demografico ed economico.

La sfida non è più rinviabile: è necessario agire ora, prima che il sistema collassi sotto il peso delle sue contraddizioni.

Alfredo Magnifico

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