Istat/Una persona su tre a rischio povertà o esclusione

Dai camerieri ai fattorini, quei mestieri da schiavi da 4 euro l’ora . L’Istat stima che quasi uno su tre, oltre il 30%, nel 2016, è a rischio di povertà o esclusione sociale, registrando un peggioramento rispetto all’anno precedente quando la quota era pari al 28,7%”.
La popolazione a rischio povertà o esclusione sociale include coloro che si trovano in almeno una tra queste tre condizioni: vivono in famiglie sotto la soglia dei 9.748 euro annui;in condizioni di grave deprivazione materiale (ritardo con i pagamenti da non potersi permettere di riscaldare in modo adeguata la casa o andare fuori, in vacanza, per una settimana, si trovino in famiglie a bassa intensità di lavoro, con componenti tra i 18 e i 59 anni che hanno lavorato meno di un quinto del tempo.
Nel 2016 in Italia, sono oltre 18 milioni le persone a rischio povertà o esclusione sociale si stima che le persone a maggior rischio povertà o esclusione sociale vivano in famiglie di coppie con tre o più figli (46,1%), monogenitore (38,8%) e in famiglie con cinque o più componenti (43,7%), per le famiglie numerose è pari a 34,4%.
Inoltre, elevati livelli di rischio di povertà o esclusione sociale si osservano anche tra coloro che vivono in famiglie monoreddito (46,7%) o in famiglie con fonte principale di reddito non proveniente da attività lavorative (35,8% se la fonte principale è una pensione e/o un altro trasferimento pubblico, 67,4% se si tratta di altra fonte)».
I numeri che vedono gli obiettivi prefissati dalla Strategia Europa 2020 ancora lontani: la popolazione esposta a rischio di povertà o esclusione sociale, precisamente pari a 18.136.663 individui è superiore di 5.255.000 unità rispetto al target previsto, quasi la metà dei residenti nel Sud e nelle Isole (46,9%), contro il 25,1% del Centro, 21,0% del Nord-ovest e il 17,1% del Nord-est, tra coloro che vivono in famiglie con almeno un cittadino non italiano il rischio di povertà o esclusione sociale è quasi il doppio (51,0%) rispetto a chi vive in famiglie di soli italiani (27,5%)».
Il valore italiano si mantiene inferiore a quelli di Bulgaria (40,4%), Romania (38,8%), Grecia (35,6%), Lettonia (30,9%) ,superiore a quelli registrati in Francia (18,2%), Germania (19,7%) e Gran Bretagna (22,2%) e di poco più alto rispetto a quello della Spagna (27,9%)». I Paesi con il livello più basso dell’indicatore sono Repubblica Ceca (13,3%), Finlandia (16,6%), Paesi Bassi e Danimarca (entrambi 16,7%).
Alfredo Magnifico

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