Secondo i dati Istat il 18,6 per cento degli italiani, quasi uno su 5, lo scorso anno non ha mai aperto un libro o un giornale, non è mai andato al cinema o al teatro o a un concerto, allo stadio, o a ballare, ha vissuto prevalentemente con la televisione come strumento informativo fondamentale, e la sua comprensione della realtà lo piazza a pieno titolo in conto analfabeta, il livello e il grado della partecipazione alla vita della società, le scelte e gli stili di vita, il voto elettorale e le reazioni di queste persone sono solo di pancia – mai riflessive. Il titolo che il 70 % sia analfabeta è riduttivo rispetto alla realtà, che avvicina la cifra autentica all’80 per cento, questo vuol dire che tra la gente che abbiamo attorno a noi, più di 3 di loro su 4 sono analfabeti: incapaci di ricostruire ciò che hanno appena ascoltato, o letto, o guardato in tv e sul computer, la complessità della realtà gli sfugge, colgono soltanto barlumi, segni netti ma semplici, lampi di parole e di significati privi tuttavia di organizzazione logica, razionale, riflessiva. Non sono analfabeti strumentali, bene o male sanno leggere e far di conto anche se c’è un 5 per cento della popolazione italiana che ancora oggi è analfabeta strutturale, totalmente incapace di decifrare qualsiasi lettera o cifra; ma essi sono analfabeti “funzionali”, si trovano cioè in un’area che sta al di sotto del livello minimo di comprensione nella lettura o nell’ascolto di un testo di media difficoltà. Buona parte di quest’analfabetismo lo si deve anche all’evoluzione delle tecnologie elettroniche e alla sostituzione del messaggio letterale con quello delle icone che stanno modificando un po’ dovunque il livello di comprensione. Se prendiamo in mano i numeri, con il loro peso che non ammette ambiguità e approssimazioni, vediamo che nel nostro paese più di 23 milioni di italiani – circa il 40 per cento – non ha alcun titolo di studio o ha, al massimo, la licenza della scuola elementare. Certamente ,non é la scuola che rende intelligenti, però fornisce strumenti sempre più raffinati – quanto più avanti si va nello studio. Non si può nascondere che vi sono anche laureati e diplomati che sono delle autentiche bestie, ma è molto più probabile trovare bestie tra coloro che laurea e diploma non sanno nemmeno che cosa siano. La percentuale dei laureati in Italia é poco più della metà dei paesi più sviluppati. Il 50% degli italiani si informa o non si informa, vota o non vota, lavora o non lavora, segue soltanto una capacità di analisi elementare che non solo sfugge le complessità, ma che anche davanti a un evento complesso come la crisi economica, le guerre, la politica nazionale o internazionale è capace di una comprensione appena basilare. Il discorso ha al centro la scuola, il sistema educativo del paese, le scelte e gli investimenti per la costruzione di un modello funzionale che superi il ritardo con cui dobbiamo misurarci in un mondo sempre più aperto e sempre più competitivo. Se noi destiniamo alla ricerca la metà di un paese come la Bulgaria, evidentemente c’è un “discorso” da riconsiderare. Queste persone vengono definite analfabeti “funzionali” e si collocano in un’area che sta al di sotto del livello minimo di comprensione nella lettura o nell’ascolto di un testo di media difficoltà. A questo si va ad aggiungere la perdita della funzione del comprendere e spesso chi ne è affetto non se ne rende nemmeno conto e questa è la cosa peggiore.
Alfredo Magnifico
Istat: Il 70% degli italiani è analfabeta
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