232 euro al mese: tanto costa mediamente in Molise mandare il proprio figlio all’asilo nido comunale, rispetto ai 309 euro della media nazionale; la retta mensile varia dai 164 euro di Campobasso ai 300 di Isernia, dove le tariffe sono cresciute del 20% rispetto al 2012/2013. Ad usufruire del servizio in regione è l’11% dei bimbi nella fascia di età 0-2 anni. Solo due i nidi comunali attivi nelle due province molisane, per un totale di posti pari a 88 che, rispetto al numero di domande effettuate, lascia fuori dal servizio comunale il 35% dei richiedenti (33% la media nazionale).
A rendere noti i dati su costi, disponibilità di posti e lista di attesa, agevolazioni tariffarie previste, in tema di asili nido comunali, è l’Osservatorio nazionale prezzi e tariffe di Cittadinanzattiva che ogni anno fornisce un quadro nazionale delle spese sostenute dalle famiglie italiane in merito ai servizi pubblici locali (asili nido, acqua, rifiuti, trasporti pubblici).
Gli asili più costosi al Nord (380 euro) seguiti dal Centro (322) e infine dal Sud (219). La regione più economica è la Calabria con una tariffa media mensile di 139 euro, la più costosa la Valle D’Aosta con in media 432 euro. Fra le province il primato dei costi più alti spetta a Lecco con 515 euro al mese (5150 euro all’anno), mentre Vibo Valentia è la più economica con 120 euro mensili (1200 l’anno). Ad Isernia incremento del +20%.
L’analisi ha considerato una famiglia tipo di tre persone (genitori e figlio 0-3 anni) con reddito lordo annuo di 44.200€ e relativo Isee di 19.900€. I dati sulle rette sono elaborati a partire da fonti ufficiali (anni scolastici 2012/13 e 2013/14) delle Amministrazioni comunali interessate all’indagine (tutti i capoluoghi di provincia). Oggetto della ricerca sono state le rette applicate al servizio di asilo nido comunale per la frequenza a tempo pieno (in media, 9 ore al giorno) e, dove non presente, a tempo ridotto (in media, 6 ore al giorno), per cinque giorni a settimana.
Le 10 città più care e quelle meno care. Nella top ten delle città più care, tra quelle che offrono il servizio a tempo pieno, si confermano, rispetto al 2012/13, Lecco, Sondrio, Belluno, Cuneo, Lucca, Alessandria e Bolzano, mentre Imperia, Cremona e Trento subentrano al posto di Mantova, Aosta e Udine. La graduatoria delle 10 città meno care rimane totalmente inalterata: Vibo Valentia, Catanzaro, Roma, Trapani, Chieti, Campobasso, Foggia, Venezia, Napoli e Salerno.
Rispetto all’anno scolastico 2012/13, solo in 27 capoluoghi di provincia sono stati riscontrati aumenti delle rette di frequenza che vanno da un minimo dell’1% (Ascoli Piceno) ad un massimo del 33% (Siena). In Molise le tariffe restano invariate a Campobasso mentre crescono del 20% a Isernia.
Il 56% dei capoluoghi di provincia mette a disposizione agevolazioni tariffarie: nel 62% dei casi di tratta di riduzione della retta a partire dal secondo figlio iscritto al nido; il 45% per assenze dovute a malattia; il 19% riduce la retta per modifiche alla situazione economica familiare (disoccupazione, mobilità, cassa integrazione); il 15% per bimbi portatori di handicap; il 3% in presenza di mutuo per acquisto prima casa.