In pensione sempre più tardi e più poveri

Come succedeva nelle piazze del mio paese quando arrivavano i venditori di piazza che urlavano:”venghino Signore Venghino non siamo qui per vendere ma per regalare” così al governo al contrario di quanto annunciato con slogan e proclami; la legge Fornero non è stata affatto superata.

La riforma pensionistica del governo a primo “acchitto” risulta essere sempre più deludente, nessuna risposta per i giovani,le donne, per coloro che svolgono lavori gravosi e usuranti e nessuna valorizzazione per il lavoro di cura. ,

In un Paese che guarda ai pensionati come bancomat da spremere, le previsioni sono scure, si andrà in pensione sempre più tardi e sempre più poveri senza la prospettiva neanche remota di alcuna strategia per il futuro, senza costruire le basi perché si vada in quiescenza dal lavoro ad un’età consona e con un adeguato trattamento pensionistico.

Se poi teniamo conte che il tutto si svolge in un contesto fragile e povero di servizi, con una sanità annaspante che non garantisce né il diritto alla cura né quello alla prevenzione, il futuro che si prospetta in una società sempre più ricca di anziani, con difficoltà a occuparsi della propria salute, molti dei quali soli e senza riferimenti familiari, vista la sempre più copiosa emigrazione giovanile, e come anziani costretti a lavorare fino ad età avanzata.

L’età pensionabile è stata posticipata ai 70 anni, la flessibilità in uscita azzerata nel 2024 (meno 15,7% delle pensioni anticipate rispetto al 2023), così l’opzione donna (con un taglio del 70,92% delle domande del 2024 confrontate con quelle del 2023 (3. 489 nel 2024 confrontate con 11. 996 del 2023) e nel 2025 il taglio sarà ancora più alto).

C’è poi il nodo della quota 103 (62 + 41 anni di contributi) che è stata prorogata con il ricalcolo contributivo, con un importante taglio sul calcolo della pensione.

Per chi è già in pensione non va meglio: i tagli alla perequazione per il 2023 e il 2024 non saranno più recuperabili.

L’Italia è l’unico Paese in Europa dove i lavoratori subiscono un doppio svantaggio: età pensionabile sempre più alta e assegni sempre più bassi, un vero e proprio paradosso visto l’inverno demografico che ci attende e viste le scarse politiche messe in campo dal Governo per arginare il lavoro precario.

Un lavoro più stabile e più sicuro, meglio pagato significa anche pensioni migliori.

Alfredo Magnifico 

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