In Italia regna, indiscusso, il flagello della precarietà

I salari in Italia sono bassi non solo perché c’è troppa tassazione, ma, sono bassi perché c’è un livello di precarietà che non c’è da nessun’altra parte e si è determinato anche un sistema di appalti che ha favorito un’idea di fare impresa nella migliore delle ipotesi basata su bassi salari e scarsi diritti, quando a prevalere non sono i lavoratori in nero. Si registra un aumento percentuale importante per i Contratti di Prestazione Occasionale (CPO) che nel 2023 registra addirittura un +22% rispetto al 2022, l’importo medio mensile lordo della remunerazione effettiva di questi lavoratori, dati l’Inps, risulta pari a 248 euro, inoltre si registra un crollo importante per le conferme dei rapporti di apprendistato giunti alla conclusione del periodo formativo.

Risultano in diminuzione le assunzioni a tempo indeterminato che registrano un rilevante -5%, i contratti in somministrazione (-7%) e in apprendistato (-4%), le altre tipologie registrano una leggera crescita: lavoro intermittente +4%, stagionali e tempo determinato +2%.

La stabilità occupazionale stenta a crescere, con tutte le conseguenze che ciò genera soprattutto sui più giovani, evidentemente restii a fare progetti di lungo termine con contratti in scadenza.

Fa specie il “no” “secco” del ministro della Giustizia che chiude alla possibilità di introdurre il reato di omicidio sul lavoro, a pochi giorni dalla strage nel cantiere dell’Esselunga a Firenze, costato la vita a cinque operai, con oltre mille morti sul lavoro, con 697.773 infortuni nel 2022, e nel 2023, ridotti, ma sempre 585.356 infortuni;

C’è un sistema di lavoro che in questi anni è stato deregolamentato, rendendo possibile appalti, subappalti, lavoro precario.

La logica degli appalti e dei subappalti favorisce l’illegalità nel nostro Paese, se abbiamo pezzi interi della nostra economia in mano alla malavita organizzata è colpa di questo sistema.

Siamo di fronte a una degenerazione del sistema, il crollo di Firenze non è un caso eccezionale ma la normalità in cui si lavora nei settori dove regnano appalti e subappalti.

C’era una volta una bellissima LEGGE, la legge 23 ottobre 1960, n. 1369 “Divieto di intermediazione ed interposizione nelle prestazioni di lavoro e nuova disciplina dell’impiego di manodopera negli appalti di opere e di servizi”. (GU Serie Generale n.289 del 25-11-1960), poi sono arrivati i nemici dei lavoratori e della legalità ed ha preso ad operare il decreto legislativo n. 276/2003, che sancì la completa rimozione del divieto originario della interposizione di manodopera.

Da allora si è assistito ad una liberalizzazione delle forme di decentramento produttivo e di esternalizzazione del lavoro, fino a quando si è abrogata la legge sulla parità di trattamento economico e normativo tra tutti i lavoratori anche nei casi di appalti.

Finora i vari governi su questo tema non hanno fatto assolutamente nulla, anzi hanno peggiorato una serie di norme sulla precarietà, così non passa giorno che non ci siano due tre morti sul lavoro e non aumentino infortuni e malattie professionali.

Bisogna; cambiare la deregolamentazione legislativa e le forme assurde di precarietà che da allora sono state introdotte, togliere dal mercato quelle imprese balorde che sfruttano, non rispettano le regole, non pagano le tasse.

Si deve intervenire affinché la responsabilità rimanga in carico all’azienda che decide di fare il sistema degli appalti”

Serve aumentare “il numero di ispettori” del lavoro: ne servono almeno 3-4mila per il numero di imprese che ci sono.

Chi non rispetta le norme non deve concorrere nel sistema degli appalti.

I servizi di medicina preventiva territoriali in questi anni sono stati tutti dimezzati e tagliati, occorre ripristinarli.

L’obiettivo deve essere zero morti sul lavoro, occorre fare quindi tanta-tanta-tanta prevenzione.

Alfredo Magnifico

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