INAPP in un rapporto sugli ammortizzatori sociali riguardante gli anni 2022-2024 presentato durante il convegno “La Protezione Sociale dei Lavoratori al Bivio” emerge che: in Italia rimangono scoperti, in caso di crisi, più di quattro milioni di lavoratori non standard: gli anziani sopra i 52 anni, i contingenti, gli autonomi individuali, gli inoccupati in cerca di lavoro, i lavoratori delle piattaforme e i cosiddetti lavoratori poveri.
Nel periodo del Covid più di 6 milioni di lavoratori hanno beneficiato di integrazioni salariali, per una spesa di 18 miliardi di euro, a questi si sono aggiunti 4 milioni di beneficiari di indennità assistenziali,lavoratori non coperti dal sistema assicurativo con una spesa complessiva di 6 miliardi di euro, oltre a un aumento delle integrazioni salariali erano stati introdotti anche sussidi assistenziali per particolari soggetti lavorativi (lavoratori autonomi, contingenti, stagionali, occasionali).
Dopo l’emergenza Covid-19 si è realizzata una maggiore estensione delle integrazioni salariali, ma si è persa l’esperienza delle indennità assistenziali,pertanto, rimane assente un regime di protezione dei lavoratori realmente universale.
L’esistente risulta troppo ancorato a consistenti schemi assicurativi categoriali e ad uno schema di reddito minimo in via di profonda ridefinizione, senza nessun’altra forma di protezione assistenziale nel mercato del lavoro a separare i due programmi, così distanti per natura, funzione e condizionalità. ILO (Organizzazione Internazionale del Lavoro) sostiene che; serve strutturare un nuovo modello di protezione sociale dei lavoratori su interventi di diversa natura (assicurativi e assistenziali) per rispondere a mercati del lavoro sempre più frammentati e digitalizzati, se non si fa questo “in Italia rimangono scoperti, in caso di crisi, più di 4 milioni di lavoratori non standard, anziani sopra i 52 anni, i contingenti, gli autonomi individuali, gli inoccupati in cerca di lavoro, i lavoratori delle piattaforme e i “working poors”.
Gli interventi di protezione della forza lavoro riguardano le politiche sociali e il sostegno al reddito nei casi di povertà e di disoccupazione serve pensare a migliorare il sistema per estendere la protezione al lavoro anche al lavoro “non standard”, come quello autonomo, contingente, part-time involontario o delle piattaforme.
Questi lavoratori non possono essere “dimenticati” dal sistema di protezione sociale, per questo occorre pensare a misure di sostegno per tutte quelle figure che non godono di alcun paracadute, al termine, spesso, di singole o brevi esperienze lavorative.
Serve un sistema di protezione sociale dei lavoratori capace di affrontare le nuove sfide di un mercato del lavoro sempre più frammentato e composto da posizioni lavorative spesso discontinue, atipiche e legate a rapidi e profondi cambiamenti strutturali.
Alfredo Magnifico