Secondo un rapporto pubblicato da Eurostat, l’ente di statistica comunitario, tra il secondo e il terzo trimestre del 2015 oltre 4 disoccupati su 10 hanno rinunciato alla ricerca di un posto, finendo nella categoria degli “inattivi”,si tratta della quota più elevata di tutta l’Ue e più del doppio della media, pari al 19,4 per cento.Prendendo a riferimento i disoccupati nella fascia di età 15-74 anni, sempre in Italia un altro 14,3 per cento è diventato occupato a fronte del 17,9 per cento della media Ue,il rimanente 44,2 per cento è rimasto disoccupato, rispetto al 62,7% nella media Ue.In sintesi: in Italia è più bassa la percentuale di disoccupati che trovano lavoro ed è molto più alta quella di coloro che invece, rinunciando a cercarlo, diventando inattivi. Il rapporto si basa sulle rilevazioni effettuate e comunicate dalle singole agenzie di statistica nazionali,i parametri in base ai quali gli intervistati vengono contabilizzati come “disoccupati” sono, primo, l’aver attivamente cercato un posto di lavoro nelle 4 settimane precedenti all’intervista e, secondo, esser disponibili ad accettare un lavoro immediatamente o entro 2 settimane. Se non si rispetta uno di questi requisiti si finisce tra gli “inattivi”.In pratica, basta non aver effettuato una azione di ricerca attiva di lavoro per un mese per diventare statisticamente un “inattivo”. Storicamente in Italia i movimenti tra disoccupati e inattivi risultano più marcati. Una controprova è quello che accade agli inattivi stessi, che nel 5 per cento dei casi in Italia passano nella categoria dei disoccupati, a fronte del 3,6 per cento della media Ue. Mentre gli inattivi che diventano occupati in Italia sono il 3,1 per cento, meno della media Ue del 3,4 per cento.Nello studio comparato mancano i dati della Germania, che essendo il Paese demograficamente ed economicamente più grande di tutta l’Unione potrebbe aver avuto effetti rilevanti sui valori medi. Questo è dovuto al fatto che per poter effettuare questa statistica le interviste trimestrali devono essere condotte sui medesimi individui. In Germania invece, spiegano ancora da Eurostat, ogni tre mesi il campione di intervistati cambia, quindi non si può effettuare il calcolo. Mancano anche i dati su Belgio e Romania.Ad ogni modo, gli altri Stati dove le percentuali di disoccupati “scoraggiati” che diventano inattivi sono più alte sono la Finlandia (34%) e la Lettonia (28,9%). All’opposto quelli con le percentuali più basse sono la Grecia, dove solo uno 0,4 per cento di disoccupati diventano inattivi, posto però che il 93,6 per cento restano disoccupati, la Slovacchia (2,2% di inattivi con un 87,6% che restano disoccupati) e la Lituania (5,3%).Tornando al quadro generale dell’Ue, partendo dagli occupati il 96,7 per cento rimasto tale tra secondo e terzo trimestre, un 1,4 per cento è diventato disoccupato e un 2 per cento inattivo. Partendo invece dagli inattivi, il 3,4 per cento ha trovato una occupazione, il 3,6 per cento è diventato disoccupato (ossia ha iniziato la ricerca di lavoro senza trovarlo) e il 93 per cento è rimasto inattivo.
Alfredo Magnifico
In Italia 4 disoccupati su 10 diventano inattivi
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