Secondo uno studio di Deloitte, sul “futuro del Lavoro” intelligenza artificiale, robotica, digitalizzazione faranno sparire attività a basso valore aggiunto, le aziende cercheranno nuovi profili professionali, spingendo verso una riconversione delle competenze, certamente entro il 2021 il 61% dei mestieri sarà ridisegnato.
Trent’anni fa un lavoratore svolgeva la stessa mansione per l’intero ciclo lavorativo, ora ,Deloitte stima che il rinnovamento professionale avvenga ogni 2-5,5 anni, con una vita lavorativa destinata ad allungarsi, in particolare, nei prossimi 24 mesi i dipartimenti human resources triplicheranno l’uso di ‘robotic process automation’ ed entro il 2035 il 90% delle attività amministrative nell’ambito della gestione delle risorse umane sarà completamente automatizzata.
Il lavoro svolto per reclutare personale, raccogliere e analizzare curriculum vitae, somministrare test, organizzare colloqui, scrivere proposte di assunzione, sarà svolta da un robot, capace di scannerizzare, classificare dati, selezionare profili, trarre informazioni da varie fonti, ad esempio da Linkedin, sarà automatizzata anche la preparazione delle buste paga, la gestione dei premi, il percorso formativo.
Il robot, capace di lavorare 24 ore e 7 giorni su sette, si occuperà degli adempimenti regolatori e amministrativi e non vedremo più impiegati occupati per ore a contabilizzare numeri.
I lavoratori, liberi da attività meccaniche e ripetitive, saranno sempre più impegnati in attività sofisticate e creative, volte a interpretare invece che a registrare dati, obiettivo sarà trovare aziende stimolanti, che li mettano nelle condizioni di esprimere le proprie potenzialità e che garantiscano loro indipendenza, Deloitte prevede che il 40% della forza lavoro sarà composta da free lance, professionisti autonomi, lavoratori a tempo determinato e collaboratori.
I futuri lavoratori avranno ambizioni e aspettative radicalmente diverse rispetto ai lavoratori dipendenti di qualche anno fa: saranno fortemente interessati agli obiettivi dell’azienda, attenti alle prospettive di crescita e all’equilibrio tra lavoro e tempo libero e perché no, a divertirsi lavorando.
In un mercato del lavoro caratterizzato da flessibilità, i lavoratori, superata l’idea del posto stabile, punteranno a essere imprenditori di se stessi, cercheranno l’autonomia mentre le imprese la competenza.
Innovazione tecnologica e intelligenza artificiale comporteranno che le aziende saranno obbligate a investire nella formazione continua, basti pensare al 5G che introdurrà nuovi modelli di business e cambierà il modo di lavorare, o al commercio elettronico e all’uso dei droni al posto di postini e fattorini.
Sempre più imprese non trovano i profili che cercano e sono pronte ad addestrare i lavoratori per stare al passo con la digitalizzazione, le più evolute arrivano a creare proprie accademie.
I robot non rischiano di schiacciare l’umanità, al contrario: “le componenti intellettive e creative saranno vincenti nel rapporto dell’uomo con la tecnologia. La competenza relazionale, la capacità di risolvere problemi e di gestire la complessità, le cosiddette soft skills diventano sempre più importanti e saranno loro a fare la differenza.
Alfredo Magnifico