In Italia sono oltre due milioni le persone che lavorano con un orario ridotto contro la loro volontà. Sono dipendenti, impiegati quasi sempre in professioni non qualificate, che percepiscono stipendi a dir poco inadeguati. Il fenomeno del cosiddetto “part time involontario” in Italia ha preso piede in maniera spaventoso ed è tristemente diffuso.
Il 56,2% dei lavoratori subordinati, con orario di lavoro a tempo parziale, non ha scelto questa forma contrattuale, ma è stato costretto a subire la decisione aziendale.
Si tratta di un fenomeno che colpisce soprattutto le donne, si fa digerire come uno strumento di riduzione del costo del lavoro, nascosto dietro una patina di conciliazione tra vita privata e impegni professionali.
Oltre al part time involontario, che spesso si realizza quando un dipendente è costretto ad accettare qualsiasi cosa pur di lavorare, è possibile ridurre o aumentare volontariamente l’orario di lavoro, questa evenienza rispecchia sempre le esigenze aziendali e mai quelle del lavoratore.
Per questa trasformazione, tuttavia, è necessario l’accordo di entrambe le parti, anche se il rifiuto del dipendente alla modifica dell’orario di lavoro non può costituire un giustificato motivo di licenziamento.
Il dipendente che accetta di ridurre il suo orario di lavoro ha la precedenza nelle assunzioni che saranno effettuate con orario a tempo pieno per l’esecuzione delle stesse mansioni a cui è adibito.
La legge si preoccupa anche di garantire delle tutele aggiuntive ai dipendenti con figli, ad esempio, il genitore può chiedere che il congedo parentale ancora spettante sia convertito in una riduzione del suo orario di lavoro, in misura comunque non superiore al 50%, in questo caso, l’azienda deve dare seguito alla richiesta del dipendente entro quindici giorni.
Ai dipendenti con figli di età inferiore a tredici anni o con figli conviventi portatori di handicap è riconosciuta la priorità nell’accoglimento delle richieste di riduzione dell’orario di lavoro.
Le tutele garantite dalla legge si scontrano con la realtà del contesto italiano, dove oltre due milioni di persone sono costrette a lavorare con un orario ridotto contro la loro volontà.
Sarebbe ora di cambiare rotta, ma per questo è necessario incentivare economicamente la trasformazione dei contratti part time in rapporti di lavoro a tempo pieno e aumentare i controlli per smascherare le aziende che abusano dell’orario di lavoro ridotto.
Alfredo Magnifico