Il diritto alla disconnessione dei lavoratori

La pandemia ha modificato il modo di lavorare, ha introdotto nuove metodologie di lavoro; dallo Smart Working, al lavoro da remoto, dal lavoro flessibile, al lavoro agile, queste nuove forme di lavoro non hanno nessun tipo di regolamentazione giuridica, pertanto è stato sollevato il problema della disconnessione e della reperibilità dei dipendenti.

Tanto che è stata depositata una proposta di legge alla Camera da parte di alcuni esponenti del Pd con la finalità che; “Il lavoro deve coniugare al meglio il migliorare la vita delle persone, con la produttività del Paese.”

Nasce così la proposta “Lavoro, poi stacco” – frutto di una collaborazione tra ‘l’asSociata’ e il gruppo PD-che intende promuovere una cultura del lavoro che rispetti il tempo dentro e fuori dell’ufficio, tuteli i lavoratori e nello stesso tempo aumenti la produttività delle imprese, migliorando così la vita delle persone.

Serve una nuova visione della qualità del lavoro, con la chiusura dovuta al lockdown questa domanda si è fatta ancora più stringente, la risposta non può che darla la politica».

Il diritto alla disconnessione dal lavoro risulta essere un’ esigenza che unisce tutte le generazioni e tutte le tipologie di lavoratori, ormai accomunate da una diffusa condizione di sostanziale precarietà̀ esistenziale e lavorativa.

Va individuato un criterio che garantisca il diritto alla disconnessione, ovvero il diritto di ogni lavoratore a non essere reperibile fuori dall’orario di lavoro, questo è lo spirito della legge.

I tempi in cui viviamo, l’utilizzo di dispositivi tecnologici, che rappresentano un’opportunità ma,allo stesso tempo, rischiano di essere pervasivi – impongono una riflessione sulla cultura del lavoro che vogliamo promuovere e su come tutelare il necessario e giusto equilibro che deve esserci tra la sfera privata e quella professionale di ogni persona. Anna ascani ha dichiarato in merito:”Il nostro impegno è per un lavoro dignitoso, retribuito adeguatamente, sicuro e sostenibile”.

La proposta di legge intende appunto tutelare lavoratrici e lavoratori dalla connessione costante e indiscriminata e per garantire una reale separazione tra vita lavorativa e vita privata, stimolando l’affermarsi di una nuova cultura del lavoro, capace di migliorare la vita delle persone e la produttività del Paese.

«Sempre più spesso ascoltiamo storie di più e meno giovani che lavorano fino a sera e durante il fine settimana senza straordinari pagati, solo perché è ormai tecnicamente semplicissimo comunicare da remoto. L’irrefrenabile rivoluzione digitale a cui stiamo assistendo deve semplificare la vita del lavoratore, non renderla più difficile. “Lavoro, poi stacco” è una battaglia che riguarda e unisce tutte le generazioni e tutte le tipologie di lavoratori: per dare risposta alle evoluzioni del mondo del lavoro che non sono ancora state intercettate dalle leggi e da molti contratti collettivi.

Alfredo Magnifico

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