La corruzione costa all’economia dei paesi europei oltre 900 miliardi di euro l’anno e a quella italiana almeno 237 miliardi, pari a circa il 13 per cento del Pil, secondo una recente ricerca internazionale (del centro Rand). È una zavorra che rischia di vanificare l’effetto delle risorse del Piano nazionale di ripresa e resilienza.
il presidente dell’Autorità nazionale anticorruzione Giuseppe Busia nella sua relazione annuale lamenta;
· i troppi affidamenti diretti nel campo degli appalti,
· i continui tentativi di scardinare le regole e limitare i controlli (come nel caso della diga di Genova e del ponte sullo Stretto),
· i limiti del nuovo Codice degli appalti,
· l’assenza di una legge per regolamentare le lobby
· i rischi connessi all’introduzione dell’intelligenza artificiale nel campo degli appalti e della Pa.
L’Italia, secondo l’autorità anticorruzione, registra dati poco incoraggianti sul fronte della lotta alla corruzione, su subappalti, affidamenti diretti e controlli.: “Tra le vittime ci sono anche i morti sul lavoro”.
La classifica dell’ultimo rapporto della European Court of Auditors, (la Corte dei conti europea), vede il nostro Paese in una posizione arretrata e nel rapporto 2023 sulle attività della Procura europea (Eppo), l’Italia risulta essere il Paese con il valore più alto in termini di danni finanziari, al bilancio dell’Ue, stimati a seguito di frodi e malversazioni, riconducibili alla criminalità organizzata.
L’Anac nel 2023, nell’ambito della vigilanza in materia di anticorruzione e trasparenza, ha gestito 1.294 istruttorie, avviato 395 procedimenti e gestito 441 istanze di precontenzioso.
Sarebbe essenziale” prevenire la corruzione “ancor prima che reprimerla”, “per evitare che la sua ombra si distenda sulla società, dell’apparato pubblico e sul tessuto produttivo, pregiudicando prospettive di lavoro e di vita”, poiché, “mortifica legittime aspettative, deteriora la qualità dei servizi pubblici, rafforza le mafie, inquina la democrazia, ha un costo sociale, civile e umano, oltre che economico”, sono vittime della corruzione anche i morti sul lavoro.
La corruzione, quando non uccide, arreca danni inestimabili, col passare del tempo ha affinato le sue armi con mezzi sempre più subdoli; opere non ultimate, o completate con smodati ritardi e sperpero di risorse pubbliche, imprese sane che falliscono a causa di un mercato poco aperto e trasparente, giovani eccellenze costrette a cercare all’estero chance di realizzazione professionale, sottratte in patria da concorsi poco trasparenti.
Sono molte le criticità, troppi affidamenti diretti che hanno raggiunto oltre il 90% del totale (78% se si escludono dall’insieme i contratti sotto i 40.000 euro), percentuale sale oltre il 95% se si considerano, anche, le procedure negoziate.
Il nuovo Codice degli appalti, oltre a non prevedere l’obbligo di avvisi o bandi per i lavori fino a 5 milioni di euro, consente di acquistare beni o affidare servizi fino a 140.000 euro senza neanche il vincolo di richiedere preventivi, scelta già criticata a suo tempo, e su cui l’Anac ora sollecita un ripensamento, si tratta di una torta che nel 2023, anche per effetto del Pnrr, ha toccato quota 283,4 miliardi, il 36,4% in più rispetto al 2021 e addirittura un +65,9% sul 2019.
Il presidente dell’Anticorruzione segnala;
· la poca attenzione all’occupazione femminile e giovanile nel Pnrr (nessun aumento rispetto al 2022),
· la crescita smisurata dei “medici a gettone”,
· l’ingiustificato ricorso ai subappalti anche quando non servono lavorazioni particolari.
Diventa cruciale una vigilanza rigorosa, i rischi appaiono crescenti man mano che si scende lungo la catena degli affidamenti e dei sub-affidamenti, nei subappalti a cascata a perdere qualcosa sono spesso i lavoratori, le imprese subappaltatrici e la stessa stazione appaltante.
Servirebbe una legge di regolamentazione delle lobby e l’esigenza di recepire la direttiva europea Anticorruzione, stoppata in Italia in commissione parlamentare e poi messa in guardia dall’introduzione dell’intelligenza artificiale negli appalti pubblici e nella Pa.
Per invertire la rotta è indispensabile garantire il rispetto delle norme sulla trasparenza, che facilitano i controlli, inserire l’adempimento delle misure anticorruzione tra gli indicatori di performance dei dipendenti pubblici che condizionano percorsi di carriera e retribuzione accessoria, prevedere controlli efficienti sulla qualità dei piani anticorruzione e sulla corretta attuazione delle misure previste, coinvolgere concretamente dirigenti e vertici politici nell’attuazione dei piani e renderne effettiva la responsabilità, rendere efficienti i procedimenti disciplinari, compensare le deroghe con controlli efficienti.
Alfredo Magnifico