La Cgia Sette ha fatto i conti dell’incidenza negativa del coronavirus sul settore artigiano ed ha concluso che è a 7 miliardi di euro la stima della perdita di fatturato che le imprese artigiane subiranno nel mese di chiusura per coronavirus (dal 12 marzo al 13 aprile 2020).
Molte attività commerciali e artigianali in questi giorni sono chiuse e questo ha favorito il proliferare di laboratori abusivi e in nero, molti hanno approfittato della chiusura totale imposta a estetiste, acconciatori, edili, dipintori, elettricisti, fabbri, idraulici, manutentori di caldaie in questi giorni stanno subendo una concorrenza sleale aggressiva”. La Cgia ricorda che, secondo l’Istat, i lavoratori “invisibili, o im nero” in Italia sono 3,3 mln.
A ‘usufruire’ buona parte dei 78,5 miliardi di fatturato in nero, per la Cgia, è il Mezzogiorno; a fronte di poco più di 1.250.000 occupati irregolari (38% del totale Italia), al Sud il valore aggiunto dato dall’economia sommersa è di 26,8 mld (34%). La realtà meno investita dal fenomeno è il Nordest: qui è pari a 14,8 mld.
I comparti più colpiti le costruzioni con una flessione del fatturato di 3,2 miliardi (edili, imbiancature, finitori di edifici) e la manifattura di 2,8 mld (metalmeccanici, legno, chimica, plastica, tessile-abbigliamento, calzature).
L’artigianato rischia di estinguersi, o quasi, soprattutto nelle piccole città e nei paesi di periferia, molte attività a fronte dell’azzeramento degli incassi, degli affitti insostenibili e di una pressione fiscale eccessiva, non reggeranno il colpo e saranno costrette a chiudere.
Se la situazione non migliorerà entro la fine del prossimo mese di maggio, è verosimile che entro quest’anno il numero complessivo delle aziende artigiane scenderà di almeno 300 mila unità: vale a dire, il 25% delle imprese artigiane presenti in Italia chiuderà i battenti.
L’artigianato in queste settimane ,sta vivendo una situazione molto difficile che si sovrappone ad un quadro generale altrettanto pesante che negli ultimi 10 anni ha visto crollare il numero delle imprese presenti in questo settore; tra il 2009 e il 2019 le aziende artigiane che hanno chiuso definitivamente sono state poco meno di 180 mila (per la precisione 178.664), pari al -12,2%.
Se nel 2009 il numero delle imprese era pari a 1.465.949, al 31 dicembre dell’anno scorso il numero è sceso a 1.287.285.
La regione che ha subito la flessione più elevata è stata la Sardegna (-19%) ,il 60% della contrazione delle imprese artigiane registrata in questi ultimi 10 anni riguarda attività legate al comparto casa; edili, lattonieri, posatori, dipintori, elettricisti, idraulici, etc. hanno vissuto anni difficili e molti sono stati costretti a gettare la spugna.
La crisi del settore e la caduta verticale dei consumi delle famiglie sono stati letali. Certo, molte altre professioni artigiane, soprattutto legate al mondo del design, del web, della comunicazione, si stanno imponendo.
Purtroppo, le profonde trasformazioni in atto e la drammatica crisi che vivremo nei prossimi mesi cancelleranno molti mestieri che hanno caratterizzato la storia dell’artigianato e la vita di molti quartieri e città”
Alfredo Magnifico