Quest’anno ricorrono quarant’anni dalla Laborem Exercens, scritta da Giovanni Paolo II, enciclica di valore epocale, attualissima, gettò le basi per un ripensamento completo della questione sociale, “rimettere il lavoro al centro della vita considerandolo sì un dovere e un diritto, ma anche e soprattutto un bene”.
La sua originalità consiste in due linee portanti: 1) la questione sociale non in termini tradizionali della giustizia distributiva ma con al centro il tema del lavoro e il suo primato sul capitale 2) il lavoro non fattore di produzione, ma persona; l’uomo soggetto del lavoro.
Il senso del lavoro come realizzazione della propria umanità: e non degradazione sociale del soggetto del lavoro, dello sfruttamento dei lavoratori e delle crescenti fasce di miseria e addirittura di fame.
Le fonti della dignità del lavoro si devono cercare non nella sua dimensione oggettiva, ma nella sua dimensione soggettiva, mediante il lavoro l’uomo trasforma la natura adattandola alle proprie necessità e realizza sé stesso come uomo.
Scaturisce la dimensione della solidarietà fra gli “uomini del lavoro” e il diritto alla giusta difesa della dignità del lavoro umano, non come semplici affermazioni di principio, ma come criterio di orientamento e di giudizio delle scelte sociali, economiche e politiche: “L’uomo si sviluppa mediante l’amore per il lavoro.
Il carattere del lavoro umano positivo, creativo, educativo e meritorio, deve costituire il fondamento delle valutazioni e delle decisioni che oggi si prendono.
La Laborem Exercens contribuì a una nuova attenzione al valore del lavoro, pose al centro la persona da cui, attraverso i Centri di solidarietà, si sviluppò una nuova modalità di approccio al problema della disoccupazione giovanile, che non riduceva la risposta a una questione di numeri e burocrazia, ma metteva in campo la costruzione di un rapporto umano tra chi cerca lavoro e chi può aiutarlo, accompagnandolo in un percorso, esperienza che ho fatto e che più che dare mi ha dato.
Solidarnosc in Polonia e i sindacati latinoamericani della Clat, di ispirazione cristiana, ebbero la prova provata che la dittatura del proletariato è contro i lavoratori, misero al centro dell’azione sindacale la relazione uomo-lavoro e non quella operaio-lotta di classe, ho avuto la fortuna di conoscere Walesa e un gruppo di sindacalisti polacchi.
Il lavoratore interinale considerato come sottospecie del lavoratore dipendente, privo di una propria soggettività autonoma, lo sfruttamento del precariato, anche da parte dello Stato, disoccupazione giovanile e non solo, il blocco dei licenziamenti non durerà ancora per molto, formazione professionale obsoleta, mancanza di politiche attive per il lavoro, vecchie e nuove povertà, e tutte le conseguenze della pandemia configurano una nuova grave questione sociale, vengono svalutati il lavoro e i diritti che da esso scaturiscono, come il diritto al giusto salario, alla sicurezza della persona, del lavoratore e della sua famiglia.
«Col sudore del tuo volto mangerai il pane» Lo sanno gli uomini del lavoro manuale, svolto in condizioni gravose, lo sanno gli agricoltori, che consumano lunghe giornate a coltivare la terra, che «produce pruni e spine», lo sanno i minatori nelle miniere o nelle cave di pietra, i siderurgici accanto ai loro altiforni, gli uomini che lavorano nei cantieri edili e nel settore delle costruzioni in frequente pericolo di vita o di invalidità, lo sanno gli uomini legati al banco del lavoro intellettuale, gli scienziati, gli uomini sui quali grava la grande responsabilità di decisioni destinate ad avere vasta rilevanza sociale, medici e infermieri che vigilano giorno e notte accanto ai malati, le donne, che, portano ogni giorno la fatica e la responsabilità della casa e dell’educazione dei figli, lo sanno tutti gli uomini, della violazione della dignità del lavoro umano, quando vengono limitate le possibilità del lavoro, quando s’incappa nella piaga della disoccupazione, non bastano assistenzialismo, ristori e incentivi, all’economia è fondamentale, e lo sarà sempre di più, la cura e la promozione del fattore umano, dell’uomo soggetto del lavoro, dell’uomo laborem exercens. Non è un dettaglio è il centro della questione sociale italiana.
Alfredo Magnifico