La Corte costituzionale con la Sentenza n.77 del 2018 ha dichiarato illegittimo l’articolo 92 del Codice di procedura civile, come modificato dall’art. 13 del decreto-legge 12/09/2014, n. 132, convertito, con modificazioni, nella legge 10/11/2014, n. 162.
I diritti dei lavoratori così si allargano un po’ di più, o per lo meno non si possono restringere, stando a questa decisione della Corte costituzionale.
La sentenza fa giustizia della parte debole nelle cause di Lavoro, infatti accade che un lavoratore che si rivolge al giudice per un contenzioso di lavoro non è più obbligato a pagare le spese legali in caso di una decisione sfavorevole.
Il rischio di un esborso economico (che spesso si aggiunge a un licenziamento) ha limitato notevolmente le possibilità da parte del lavoratore di rivolgersi al giudice.
Il principio può sembrare scontato ma il problema si è posto sempre più frequentemente durante le cause di lavoro, fortunatamente su questo la Suprema corte ha scritto la sua ultima sentenza, con una decisione che farà esultare lavoratori, avvocati e sindacalisti.
Cosa cambia di fatto per le cause di lavoro? Le regole sono le stesse, ma si riducono i rischi per i dipendenti che chiedono al giudice di riconoscere alcuni loro diritti. La riforma della norma del 2014 aveva comportato un crollo del contenzioso di lavoro: una situazione non da imputare a una riduzione della violazione dei diritti dei dipendenti, ma perché si è terrorizzata la parte debole del rapporto, che spesso non può permettersi di mettere nel conto l’esborso di migliaia di euro in assenza della certezza di vincere la causa.
Alfredo Magnifco