L’Iser, l’indice di sofferenza economica regionale ideato da Demoskopika confrontando il 2020 rispetto al 2019, ha provato a quantificare i possibili impatti della pandemia sul sistema economico e sociale italiano su alcuni parametri: incidenza della povertà relativa familiare, occupati a tempo pieno e a tempo parziale, natalità imprenditoriale, prestiti alle imprese, credito al consumo alle famiglie e, infine, entrate tributarie ed extra-tributarie locali.
Lo studio Demoskopico traccia un quadro disastroso ci saranno: 43 miliardi di maggiori debiti per imprese e famiglie, 456 mila occupati in meno e circa 5,2 miliardi di mancati incassi tributari locali, drammatico il deficit di natalità, saranno quasi 61 mila le imprese in meno rispetto al 2019 e, ancora, crescita dell’incidenza della povertà familiare con circa 369 mila nuclei familiari in più in condizione di forte disagio economico.
Le regioni più fiaccate dalla crisi: Piemonte, Veneto, Trentino-Alto Adige, Liguria e Calabria, la crisi pandemica non ha colpito in modo uniforme tutte le economie, alcune regioni stanno soffrendo in maniera più elevata rispetto ad altre, anche se per tutti l’allarme è il rosso, la nuova ondata torna a far impennare la curva della preoccupazione di famiglie e imprese producendo una frenata alla natalità imprenditoriale e incrementando i bisogni di liquidità di famiglie e imprese, ciò genera, nonostante sussidi e finanziamenti, un ulteriore ampliamento d’indebitamento e impoverimento del sistema economico e sociale.
Sarà fondamentale capire come reggeranno i sistemi locali in termini di; sostenibilità, impatto della fine; blocco dei licenziamenti, cassa integrazione, moratoria su prestiti, mutui e finanziamenti, misure di trasferimento di risorse aggiuntive agli enti locali.
Tra i sistemi economici e sociali più “provati” dall’emergenza pandemica (zone rosse) si collocano Piemonte con 111,7 punti, Veneto con 107,8 punti e Trentino-Alto Adige con 107,5 punti.
Sono oltre 369 mila le famiglie in più in condizione di povertà relativa la cui incidenza viene calcolata, secondo l’Istat, sulla base di una soglia convenzionale (linea di povertà) che individua il valore di spesa per consumi al di sotto del quale una famiglia viene definita povera in termini relativi, aumenta del 2,1% l’incidenza delle famiglie con difficoltà economiche nella fruizione di beni e servizi, sul totale dell’universo dei nuclei familiari italiani: si passa dall’11,4% del 2019 al 13,5% del 2020.
Secondo gli ultimi dati Istat su base regionale, nel 2020 gli occupati hanno registrato una brusca frenata pari al 2% oltre 456 mila individui con un’occupazione in meno di cui più della metà (55%) ha riguardato soggetti con un posto di lavoro a tempo pieno.
Bankitalia ha rilevato nel 2020, la crescita dei prestiti alle imprese trainate dall’introduzione di consistenti garanzie pubbliche: oltre 42,3 miliardi di aumento del credito alle imprese pari ad un incremento del 6% rispetto al 2019.
L’emergenza pandemica si è abbattuta sulla voglia di fare impresa, nel 2020 registrano un decremento del 17,2% rispetto al 2019, con 60.744 imprese in meno iscritte.
Con un quadro così, Trosi avrebbe detto non ci resta che piangere, a chi mi dice che vede una luce in fondo al tunnel penso sia un treno ad alta velocità che ci si abbatte addosso,mi auguro che tutta la politica lavori a traghettare l’Italia fuori dalla melma in cui si è arenata e che non ci siano strumentalizzatori.
Alfredo Magnifico