Ddl lavoro, tornano le dimissioni “in bianco”. “Aumenta la precarietà”

Il provvedimento, collegato alla manovra, ha avuto l’ultimo via libera dall’Aula del Senato, dopo un anno di gestazione, varato l’11 dicembre, dopo l’ultimo via libera dell’Aula del Senato, è un provvedimento che farà crescere la precarietà e il lavoro povero, una norma anti dignità.

Questo governo sta asfaltando le ultime certezze dei lavoratori e con la scusa di; ”all’insegna della semplificazione e della stabilità, aumenta incertezza e precarietà”.

Non mi piace citarmi, in un mio precedente articolo ne ho parlato, oggi in Italia la percentuale di lavoratori dipendenti in povertà assoluta si attesta al 8,2%, mentre i lavoratori dipendenti a rischio povertà sono l’11.5%.

L’incidenza della povertà assoluta individuale degli occupati è aumentata di 2,7 punti percentuali dal 2014 al 2023, un dato che fotografa in modo chiaro le conseguenze della scelta politica di tenere bassi i salari e limitare fortemente misure di sostegno al reddito come il’ Reddito di Cittadinanza. (Rapporto ISTAT 2024)

In questo quadro di povertà il governo tramite un disegno di legge, a firma della ministra Calderone, approvato alla camera e in questi giorni al senato, ha apportato modifiche importanti al diritto del lavoro, schiacciando ancora più in basso la classe lavoratrice e fornendo strumenti ancora più repressivi nelle mani dei datori di lavoro.

La parte più pericolosa di questa legge è l’articolo 19 con il quale si stabilisce che la lavoratrice o il lavoratore assenti ingiustificati per un periodo di 15 gg siano considerati dimissionari in automatico con perdita del diritto di accesso alla disoccupazione (NASPI).

Questo dettaglio, introduce le cosiddette “dimissioni in bianco” che erano state messe fuori gioco tramite l’obbligo di presentazione di dimissioni telematiche tramite patronato con l’obiettivo di accertare la volontà del dipendente e interrompere le pratiche illegali di molti datori.

Nei miei quasi cinquant’anni di esperienza sindacale sono innumerevoli le casistiche per cui i lavoratori e le lavoratrici potrebbero ritrovarsi contro la loro volontà a perdere il diritto di accesso alla NASPI, penso ai lavoratori migranti che vengono verbalmente allontanati dal posto di lavoro senza giustificazione, senza alcuna comunicazione scritta approfittando delle difficoltà linguistiche, ma anche ai lavoratori italiani che sempre più spesso non conoscono i propri diritti e seguono le indicazioni, verbali, dei datori di lavoro, magari in periodo di cambio appalto e potrebbero trovarsi improvvisamente assenti ingiustificati.

Una norma che sderena chi alza la testa e si ribella a condizioni di lavoro senza sicurezza o dignità, (troppi morti sul lavoro) o il governante di turno pensa di criminalizzare i “Furbetti della NASPI” puntando il dito su chi resta a casa per farsi licenziare e poter accedere all’indennità di disoccupazione.

Nelle grandi dimissioni ho parlato del perché la i lavoratori fuggono dal loro posto di lavoro e si dimettono, si lavora male, si è precari, demansionati e sottopagati, le condizioni reali non corrispondono mai a quelle da contratto, i salari non aumentano e il costo della vita sale, i ricatti e gli abusi psicologici e fisici sono la quotidianità, la violenza di genere e il razzismo caratterizza la nostra società e  permane nei luoghi di lavoro, il lavoro non garantisce una vita dignitosa.

Un paese dignitoso,più che trappole malefiche, dovrebbe prevedere un sostegno di:disoccupazione, inserimento al lavoro, formazione professionale etc.. per tutti, a prescindere dalla perdita di lavoro.

Alfredo Magnifico

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