Crescono i lavoratori coperti da Contratti collettivi rinnovati

Dalla rilevazione semestrale del Cnel emerge che al 30 giugno 2024 i lavoratori dipendenti con il contratto non scaduto fanno un balzo in avanti: da 5.828.481 a 7.939.646, con un incremento semestrale del 36%.

Il Presidente del CNEL Renato Brunetta dice: «La vitalità della contrattazione nel primo semestre 2024 ha portato a un aumento significativo dei Ccnl in vigore. Si tratta di oltre due milioni di lavoratori dipendenti. Un risultato veramente positivo, da salutare con grande soddisfazione e che comporta un aumento significativo di potere d’acquisto per questi lavoratori», i lavoratori, dipendenti, con Ccnl scaduto si sono ridotti nel medesimo periodo del 25%, passando da 8.564.606 a 6.443.387.

Nel primo semestre dell’anno, sono stati depositati presso l’archivio del Cnel 22 rinnovi contrattuali e 16 accordi economici con un adeguamento retributivo che riguarda 750.506 aziende, per un totale di 4.837.339 lavoratori dipendenti.

Tra le novità economiche e normative più importanti introdotte nei rinnovi degli accordi nazionali emerge una maggiore sensibilità a previdenza integrativa, genitorialità, pari opportunità, con prime forme di regolazione dell’uso dell’intelligenza artificiale nelle aziende del settore.

La Cgia comunica che a fine giugno erano in attesa di rinnovo 4,7 milioni di dipendenti (pari al 36% del totale), di questi i privati in attesa di rinnovo sono il 18,2%.

Per il rinnovo dei contratti occorrono in media  23,2, mesi che scendono a 4,2 mesi se calcolata sul totale dei dipendenti privati, per cui i mancati rinnovi contrattuali interesserebbero più il pubblico, cioè lo Stato, che il privato.

La vera novità del panorama contrattuale è il  contratto intersettoriale firmato da Confimi Industria e Confsal dedicato al settore manifatturiero e presentato al pubblico alla presenza del Ministro del Lavoro, l’accordo rappresenta una svolta per le relazioni industriali, coinvolge numerosi comparti produttivi, dal tessile, al chimico, dal plastico, alla gomma, fino all’alimentare e legno-arredo.

Il nuovo Ccnl, segna una svolta in termini di contrattazione flessibile, conferma la struttura a due livelli, di sicurezza sui luoghi di lavoro, con un forte impegno nella prevenzione e nella formazione, sostenuta da investimenti nelle certificazioni Mog-Sgsl e nella tutela legale dei preposti.

Il contratto sottoscritto il 21 marzo introduce una serie di innovazioni che definiscono nuovi standard per la gestione delle relazioni industriali, mirano a migliorare le condizioni lavorative dei propri collaboratori, sia da un punto di vista economico che relazionale, tra le altre cose:

·        le aziende con più di 100 collaboratori hanno la possibilità di inserire un rappresentante dei lavoratori nel Consiglio di amministrazione così da rafforzare la partecipazione attiva dei dipendenti nelle decisioni aziendali;

·        viene introdotto il salario minimo tabellare fissato a 9 euro l’ora, una misura innovativa nel panorama nazionale che garantisce maggiori tutele economiche ai lavoratori che finora, anche a livello industriale, erano al di sotto di tale soglia.

·        Si introduce la settimana lavorativa di quattro giorni: sarà possibile distribuire l’orario di lavoro settimanale, fissato a 36 ore, su quattro giorni lavorativi, mantenendo il salario invariato.

·        la promozione della produttività con formule di incentivazione e diffusione di premi di risultato che riconosce la maggiore qualificazione del dipendente. Una formula meritocratica che supera le rigidità legati ai livelli finora in uso;

Questo contratto si compone di una parte generale e trasversale a tutti i settori della manifattura e una speciale che affronta in maniera puntuale, lì dove presenti, le tipicità dei settori produttivi coinvolti. Un’opera di semplificazione di estremo supporto anche agli ordini professionali in supporto delle imprese.

Istat rileva che il 23,1% delle imprese con almeno dieci dipendenti del settore privato applica un contratto decentrato, questi sarebbero il 55% dei dipendenti con 5,6 milioni di lavoratori, ma questi lavoratori non possono essere considerati come la platea esatta dei dipendenti coperti dalla contrattazione decentrata, in quanto, non tutti potrebbero essere interessati dall’applicazione di questa misura.

Negli anni il lavoro è stato precarizzato ed è stato ridotto lo spazio contrattuale e le persone rappresentate, infatti, nel 1993 c’erano 150 contratti, oggi sono quasi mille, non ci sono solo i contratti pirata, ma anche contratti che possono essere applicati a persone che lavorano nello stesso posto e che fanno lo stesso lavoro, persone che lavorano sotto lo stesso tetto e lo stesso lavoro ma non hanno gli stessi diritti e tutele.

2,9 milioni di dipendenti riguardano i contratti che accedono alla detassazione e decontribuzione per il premio di risultato e che sono raccolti dal ministero del Lavoro.

La contrattazione diminuisce via via che si scende a sud e via via che cala la dimensione delle imprese.

I contenuti più trattati nei territoriali sono legati a bilateralità, trattamento economico e orario di lavoro.

Alfredo Magnifico

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