In Italia i contratti precari sono diventati il rapporto di lavoro più diffuso: secondo l’Osservatorio del precariato dell’Inps, nel 2023 l’82,8% dei contratti di lavoro attivati sono precari.
Nel primo trimestre del 2024 il 75,7% dei nuovi rapporti di lavoro attivati sono stati con tipologie contrattuali temporanee, con un -5% per i contratti a tempo indeterminato e -11% per quelli di apprendistato, senza contare i tirocini extracurriculari, le finte partite Iva, il lavoro nero e irregolare.
Imperversa su tutti i canali dai social alla TV la retorica trionfalistica della crescita dell’occupazione, ma secondo Eurostat, lo scorso anno l’Italia era all’ultimo posto per tasso di occupazione generale, aggravato da quello femminile: il 2023,infatti, si è chiuso con il 61,5% contro il 70,4% del resto d’Europa, per le donne con il 52,5% rispetto al 65,7% comunitario.
L’occupazione temporanea giovanile per il 2023 dice che il 34,4% dei contratti chiusi aveva come durata massima un mese (dati delle comunicazioni obbligatorie del Ministero del Lavoro), l’Inps riferisce che la retribuzione media di 3,5 milioni di dipendenti under 30 di aziende private lo scorso anno non superava i 13mila euro.
La Camera dei Deputati sta per dare il via libera alla liberalizzazione totale dei contratti di lavoro in somministrazione (ex interinali).
Immaginiamoci un mondo in cui un’azienda non assumerà più un dipendente ma comprerà il lavoro come se fosse acciaio, gas o imballaggi merce, questo farà aumentare la precarietà nei settori produttivi meno qualificati.
Eliminare i tetti percentuali, consentirà alle aziende di avere il cento per cento di dipendenti non legati ad alcun vincolo contrattuale all’azienda nella quale lavorano, il rapporto sarà unicamente tra impresa e agenzia interinale, questa è la strada per l’irresponsabilità sociale delle aziende, si perde il conto dei casi, dal servizio clienti alle catene di abbigliamento, dalla ristorazione alla logistica, dalla cultura alla manifattura, fino all’amministrazione pubblica.
Secondo i dati Inps negli ultimi due anni sono stati assunti circa un milione di lavoratori l’anno, peccato che in un anno altrettante siano state le cessazioni, anche le Aziende Ospedaliere assumono operatori sanitari interinali, invece di attingere alle regolari graduatorie, per poi lasciarli a casa allo scadere del contratto.
il Decreto Dignità del 2018, aveva tentato di porre un freno alla proliferazione, senza limiti, dei contratti a termine, imponendo che quelli che raggiungevano l’anno di durata facessero immediatamente scattare, alla propria fine naturale, l’assunzione a tempo indeterminato, misura che serviva ad impedire l’abuso di contratti precari, spesso utilizzati e reiterati dai datori di lavoro anche quando le prestazioni erano continuative.
Con questa misura, i datori di lavoro possono nuovamente ottenere prestazioni a tempo determinato fino a due anni di durata.
In Italia esiste il dramma della miriade di tipologie contrattuali; una foresta di contratti “atipici” uno dei fattori che fanno precipitare in basso i salari, nel corso del dibattito sui subappalti a cascata, nonostante le morti insensate e le violenze dei caporali, il governo non ha accettato la proposta di introdurre il principio di parità di trattamento.
Il decreto-legge 19 del 2024 sul Pnrr, che doveva intervenire per aumentare la sicurezza del lavoro, rischia di diventare una beffa poiché con questa norma, le aziende come quelle coinvolte nel crollo del cantiere Esselunga con una sanzione e un corso di formazione possono recuperare i punti della loro “patente” e tornano alle attività dopo pochi mesi.
Col decreto sulla riforma del pre-ruolo all’università, il governo ha riaperto le porte a nuove forme contrattuali più precarie, ha declassato gli assegni di ricerca a borse di studio, anziché stabilire una volta per tutte l’unicità del contratto di ricerca a tempo determinato.
Col disegno di legge Calderone in materia di lavoro, è arrivata la reintroduzione di fatto delle dimissioni in bianco.
In caso di assenza ingiustificata oltre il termine previsto dal contratto o superiore a cinque giorni, il rapporto di lavoro si intende risolto per volontà del lavoratore e non si applica l’obbligo di comunicazione telematica delle dimissioni, il datore potrà cacciare il lavoratore (o la lavoratrice) oralmente, per poi accusarlo dopo 5 giorni di essersi assentato senza giustificazione.
Poi è arrivato, ciliegina sulla torta, il “caporalato di Stato” del ministro Lollobrigida, un Servizio Civile Agricolo che recluta giovani dai 18 ai 28 anni a 507,30 euro al mese, ovvero 3 euro l’ora, per lavorare nei campi, il disegno accelera la deregolamentazione in atto, in un Paese in cui dilagano il lavoro povero e lo sfruttamento.
Si alimenta una fuga di giovani dal nostro Paese che va avanti da almeno 20 anni. Secondo il rapporto Giovani 2024: “Bilancio di una Generazione”, realizzato dal Consiglio Nazionale dei Giovani e dall’Agenzia Italiana per la Gioventù, nel 2021 18 mila giovani hanno lasciato l’Italia, con un aumento del 281% rispetto al 2011.
Negli ultimi vent’anni la popolazione al di sotto dei 35 anni si è ridotta di quasi 3,5 milioni di unità (-21%), portando l’Italia ultima in Europa per incidenza di giovani, ben sotto la media dell’UE, questa è l’ emigrazione che dovremmo fermare.
Il governo sta condannando le giovani generazioni all’insicurezza permanente, a un futuro fatto di lavoro intermittente e povero, il governo alimenta la guerra, e crea un esercito di lavoratori fantasma, lavoro a basso costo, con ricattabilità al 100%.
Alfredo Magnifico