Sei giorni di chiusura obbligatori l’anno sono pochi: occorre partire almeno da dodici e lasciare ai Sindaci la possibilità di ulteriori modifiche secondo le esigenze del proprio territorio. Anche Confimpresa Molise, attraverso la voce del proprio presidente, Luigi Zappone, fa sentire la voce del mondo delle PMI rappresentate, contro la normativa della “liberalizzazione selvaggia”, cioè la legge sugli orari dei negozi, ora al Senato dopo l’approvazione della Camera dei Deputati, per la quale anche Confimpresa Nazionale chiede che venga modificata in direzione di un maggiore equilibrio.”A nostro avviso – tuona subito il Presidente Zappone – l’effetto diretto della liberalizzazione del commercio, introdotta dal Governo Monti, con l’apertura continua delle attività commerciali anche 24 ore su 24, festivi e domeniche comprese, cui si aggiunge la riduzione a soli sei giorni l’anno di chiusura obbligatori ( a fronte degli almeno dodici annunciati), con la crisi economica e dei consumi, unitamente all’assenza di credito, finirà con il provocare ulteriori chiusure delle attività (e non solo quelle di vicinato) : occorre una revisione immediata della legge”. In effetti le conseguenze dell’avvitamento di questa legge, con la crisi economica e dei consumi, nonché l’assenza di credito alle P.M.I. ha provocato e continua a provocare sul territorio molisano (come su quello nazionale) la chiusura di numerose attività: basta vedere i tanti locali vuoti nelle vie centrali del capoluogo regionale per rendersene conto. “L’esigenza di una revisione della legge – ha proseguito Zappone – viene avvertita anche dai comuni cittadini i quali, negli ultimi due anni hanno visto diminuire, nei propri quartieri, i negozi di vicinato di cui erano clienti abituali: anche questo elemento deve servire per riaffermare con forza l’insoddisfazione generale nei confronti del provvedimento sugli orari dei negozi da parte del Parlamento e che è ora al vaglio del Senato”. Il dinamico Presidente di Confimpresa Molise, sempre a nome della Confederazione datoriale che rappresenta a livello locale, ha fatto rilevare ancora che: “le vie commerciali delle città molisane, di quelle di Campobasso in particolare, presentano sempre più file di saracinesche abbassate, il che sta a significare attività chiuse, ma anche posti di lavoro persi; questi sono gli effetti della liberalizzazione senza regole”. Abbiamo quindi invitato Zappone a renderci partecipi delle proposte che Confimpresa ha fatto sull’argomento anche a livello nazionale e queste sono state le risposte ottenute: ” E’ fondamentale per i nostri territori molisani evitare il collasso di ulteriori altre piccole e piccolissime imprese commerciali, con uno o due addetti, e per questo continueremo ad insistere perché la legge sugli orari (ancora al Senato) sia modificata verso un maggiore equilibrio tendendo conto non solo che la liberalizzazione si è fin qui rilevata inefficace sui consumi e sull’occupazione, ma anche del fatto che non risponde a verità che siamo di fronte ad una richiesta in tale senso da parte dell’Europa”. “In conclusione, per parte nostra, – ha detto ancora Zappone – non ci accontenteremo di una risoluzione che prevede solo sei giorni di chiusura obbligatoria all’anno, (anche perché il beneficio va ancora una volta alla grande distribuzione) ed è, pertanto, auspicabile ripartire dal testo che prevedeva almeno dodici chiusure obbligatorie l’anno; detto stesso numero andrebbe declinato con una flessibilità introducendo la possibilità da parte dei Sindaci di modificarle a seconda delle esigenze del territorio.” Per il Presidente di Confimpresa Molise “non possono essere prese decisioni generalizzate, in quanto andrebbe fatto, almeno nelle città di medie e grandi dimensioni e/ o comunque capoluoghi di provincia, un preventivo confronto sul piano della mobilità cittadina anche per motivi di traffico, di servizi fruibili nei giorni festivi, a titolo esemplificativo va detto che se permetti l’apertura in tutte le domeniche dell’anno dei centri commerciali, spesso ubicati in zone strategiche dei centri urbani, devi essere in grado di assicurare servizi di collegamenti degli autobus, servizi di vigilanza del territorio da parte della Polizia Municipale, ecc. e tutto questo, sovente, per motivi di spesa, di carenza di organici e per necessità di turnazioni/riposo da parte del personale comunale e delle aziende dei trasporti, non è possibile assicurarlo a servizio dell’apertura delle attività commerciali “. In conclusione, l’attento Presidente ci ha tenuto a ricordare le parole del Papa quando ha sostenuto che ” la domenica va resa libera dal lavoro, eccettuati i servizi necessari, per affermare che la priorità non è a livello economico, ma all’umano, al gratuito, alle relazioni non commerciali ma familiari”. E come si fa a non essere d’accordo?
Confimpresa chiede la revisione della Legge sulla liberalizzazione degli orari del commercio
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